Ucraina, Obama sente Putin e minaccia nuove sanzioni. Separatisti accettano tregua fino a venerdì

Ragazze salutano volontari ucraini del battaglione azov prima della partenza per l'est del paese
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Lunedì 23 Giugno 2014, 21:53 - Ultimo aggiornamento: 24 Giugno, 17:43
Gli Usa minacciano nuove sanzioni contro la Russia. Il presidente americano, Barack Obama, nel corso di una telefonata col presidente russo, Vladimir Putin, ha minacciato di varare nuove misure contro Mosca se non fermerà l'entrata di uomini armati in Ucraina e non ritirerà il suo sostegno ai separatisti. Lo ha reso noto il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnst.



Obama e il leader del Cremlino hanno discusso al telefono del conflitto nell'Ucraina orientale e del piano presentato dal capo di Stato ucraino, Petro Poroshenko, per risolverlo, fa sapere invece l'ufficio stampa della presidenza russa in una nota, precisando che Putin ha «rimarcato che la cessazione delle ostilità e negoziati diretti tra le parti in conflitto sono prioritari per la normalizzazione della situazione nelle regioni sud-orientali».



Intanto dopo più di due mesi di sangue e violenze, nella tormentata Ucraina dell'est fucili e mortai taceranno per qualche giorno. Almeno fino alla mattina di venerdì prossimo. Lo ha promesso uno dei leader separatisti, il premier dell'autoproclamata repubblica di Donetsk, Aleksandr Borodai, annunciando una mini-tregua nei combattimenti in risposta a quella già adottata unilateralmente dalle truppe di Kiev dalla sera di venerdì scorso.



Il cessate il fuoco terminerà alle 10 del mattino del 27 giugno, ma la notizia di stasera riaccende le speranze che il piano di pace presentato la settimana scorsa dal presidente ucraino Petro Poroshenko possa avere successo e porti alla fine di un conflitto che da aprile ha fatto come minimo 375 vittime.



L'apertura dei separatisti - che fino a pochi giorni definivano «uno stratagemma» la tregua annunciata dal governo ucraino - arriva dopo un vertice per la pace a Donetsk a cui, a sorpresa, hanno partecipato anche alcuni leader separatisti e dei politici ucraini considerati vicini al Cremlino, oltre all'inviato dell'Osce, Heidi Tagliavini, e all'ambasciatore russo in Ucraina, Mikhail Zurabov. Non c'era invece nessun membro del governo ucraino, ma Poroshenko ha dato l'incarico di rappresentare gli interessi di Kiev a uno dei suoi predecessori: il controverso ex presidente Leonid Kuchma.



Per il momento a Kiev non sembrano avere intenzione di trattare da pari a pari con quelli che definiscono «terroristi», però Poroshenko ha già promesso l'immunità ai separatisti che non si sono sporcati le mani di sangue, e secondo alcuni osservatori qualcosa potrebbe cambiare nei prossimi giorni.



A far ben sperare è la recente apertura dello 'zar' Putin che ha promosso il piano di pace del presidente ucraino e preme perché si giunga a negoziati diretti tra le autorità ucraine e i separatisti. Ma la Russia ha in questa guerra un ruolo fondamentale, non solo come aspirante mediatore. Il governo filo-occidentale di Kiev e gli Usa accusano infatti Mosca di sostenere i miliziani filorussi e addirittura di armarli.



Il piano di pace di Poroshenko oggi ha anche ricevuto il beneplacito del Consiglio dei ministri degli Esteri europei, ma un importante nodo da sciogliere resta l'assetto istituzionale dell'ex repubblica sovietica. Il presidente ucraino ha promesso maggiori poteri alle regioni, ma Mosca punta a trasformare il suo vicino in uno Stato federale e oggi il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov lo ha ricordato ancora una volta: l'Ucraina - ha detto - dovrebbe decidere il proprio ordinamento statale in negoziati diretti tra le autorità di Kiev e i separatisti. Quegli stessi stessi separatisti dietro i quali si staglia l'ombra di Mosca.