Oscar, Sorrentino: «Il cinema è una cosa seria, ora forse l'Italia lo capirà»

Paolo Sorrentino
di Gloria Satta
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Martedì 4 Marzo 2014, 14:39 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 08:52

​ Paolo Sorrentino entra nella storia mentre gli italiani ancora dormono. Sono le quattro del mattino nel nostro Paese e le sette di sera a Hollywood quando il regista sale sul palco ritira l’Oscar - pronosticato e meritatissimo - per La grande bellezza. Il regista emozionato. E il suo discorso fa il giro del mondo in un baleno: «Ringrazio i produttori e la troupe», dice in diretta planetaria, «ma soprattutto Fellini, Scorsese, i Talking Heads e Maradona che hanno rappresentato la mia fonte d’ispirazione».

Non dimentica poi l’omaggio alle sue personali “grandi bellezze”: la moglie Daniela, che lo ha accompagnato in sala in un abito Armani di seta rosso fuoco ed appare commossa, i figli Anna e Carlo, il fratello, la sorella, i genitori scomparsi.

Il mattino dopo, Paolo riceverà una telefonata del Presidente della Repubblica Napolitano che parla di «splendida vittoria italiana» per il film ha dimostrato «una nuova capacità di rappresentazione creativa della realtà del costume del nostro tempo».

Il capo dello Stato si richiama alla «giusta dose di orgoglio nazionale» e promette al vincitore: «Ci vedremo presto».

Nella lunga notte del trionfo, il regista aveva fatto festa con una piccola folla di italiani riuniti in casa del console Giuseppe Perrone per guardare la diretta tv: ci sono Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Serana Dandini con il compositore Lele Marchitelli, Anita Kravos, lo sceneggiatore Umberto Contarello, arriva anche Nastassja Kinski e al momento della vittoria esplode un boato da stadio.

Esauriti i riti dell’Academy (conferenza stampa, Ballo dei Governatori) Sorrentino e Servillo arrivano insieme. Abbracciano i produttori Giuliano, Cima e Prestieri. Fanno festa con Letta e Spedaletti di Medusa che ha avuto ragione a puntare fin dall’inizio sul regista napoletano e continuerà a farlo. E mentre l’Oscar scintillante passa di mano in mano, il sigaro tra le dita, Sorrentino racconta le sue emozioni.

Quando il titolo del film è rimbombato in sala, cosa ha pensato?

«Ho cercato con gli occhi Scorsese, una figura per me ormai familiare, che mi ha sorriso dandomi la forza di rimanere lucido e parlare senza emozionarmi troppo».

Perché ha ringraziato Maradona?

«Perché mi ha trasmesso il senso più alto dello spettacolo e mi ha traghettato nell’età adulta. Ma nell’emozione del momento ho dimenticato di ringraziare il regista Antonio Capuano, il mio primo maestro».

A parte il Presidente, dall’Italia chi l’ha chiamata?

«Matteo Renzi. Mi ha detto bravo e mi ha chiesto di dargli del tu. Io gli ho risposto: mai avrei pensato, a questa età, di avere un premier più giovane di me».

Saranno i quarantenni a salvare l’Italia?

«Il segnale di rinnovamento c’è ed è impressionante. Ma il nostro Paese non conosce il concetto di ultima chance: in un modo o nell’altro riesce sempre a cavarsela».

A maggio avrà 44 anni, si sente un protagonista del cambiamento?

«Non generalizzerei e non frequento la gente della mia età. Fin da giovanissimo, sono sempre stato in sintonia con le persone più mature».

Qual è la lezione più importante che ha ricevuto a Hollywood?

«Al di là della gratificazione personale e dei complimenti ricevuti da giganti come Woody Allen, Polanski, Cate Blanchett, venendo tante volte in America ho capito che il cinema è un mestiere meraviglioso ma tremendamente serio».

Cosa intende?

«Va fatto con la massima professionalità possibile. Ed è molto più incisivo di quello che pensiamo in Italia. Del resto nessun’altra arte è capace di concentrare davanti alla tv un miliardo di persone, come succede nella notte dell’Oscar».

L’Italia lo capirà mai?

«Il nostro Paese dovrebbe prendere atto una volta per tutte che il cinema è una cosa serissima. Altro che battutine sulla cultura che non dà da mangiare...».

Cosa rappresenta per lei questo Oscar?

«E’ un punto di arrivo ma anche un nuovo inizio. Ho girato sei film per arrivare fino a qui, ma oggi riparto da zero. La statuetta non sarà una rendita di posizione, mi fornirà semmai uno stimolo per volare sempre più in alto».

Come sarà il film ”The Future” che inizierà a girare con Michael Caine prima dell’estate?

«Niente fuochi d’artificio. Sarà piccolo, intimo e semplice. In questo senso rappresenterà una novità assoluta nel mio cinema».

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