Mai l’avrebbe immaginato lei, 30 anni, primatista italiana dal maggio scorso nei 110 ostacoli, con 12”85, schiva e gentile, una che si allena anche nei giorni di pioggia nello stadio dell’Acquacetosa, confusa tra i corridori della domenica, senza neanche una pista indoor a disposizione. E questo è piaciuto a Fearnhead, che ha invano bussato alla stampa britannica «per vendere l’articolo, non hanno trovato spazio».
Una storia davvero straordinaria, di una giovane donna che a un certo punto decise anche di smettere con l’atletica. E che solo tre anni fa, incontrando Marcello Ambrogi, il suo allenatore di oggi, decise di rimettersi in gioco. Lei, che abita e Fidene, a nord di Roma e che per mantenersi ha continuato a lavorare, insegnando in una scuola per sordi sulla Nomentana. Mica come quelle che ha incontrato in pista fino alle semifinali (e s’è fratturata un alluce contro un ostacolo), le «atlete a tempo pieno», come le chiama Faernhead.
Sta per tornare in Italia, Marzia, e Ambrogi l’aspetta: «Arrivare a Londra è stato come realizzare un sogno. Ora si vedrà».
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