Cosa pensa delle cospirazioni che circondano la morte della principessa e di questi indizi inediti? «Non voglio che venga ricordata per questo, per quello che perfino oggi è scritto sui giornali. Ma per la sua compassione e per la storia d’amore di cui parliamo nel film. L’eredità spirituale di Diana è ancora viva, anche a 16 anni dalla sua scomparsa». Aveva già rifiutato due volte, alla fine ha detto sì. Che cosa l’ha convinta? «La stessa cosa che mi terrorizzava poi mi ha spinta a cambiare idea: la sfida di affrontare un’icona, forse la donna più famosa di sempre. È stato un impegno spaventoso ma questa storia andava raccontata». Come si è preparata al ruolo? «C’è stata una lunghissima fase iniziale durante la quale mi hanno trasformato fisicamente per assomigliare di più a lei. Poi ho fatto moltissime ricerche sul personaggio. Ho letto libri e articoli, guardato molti video e soprattutto la famosa intervista a Martin Bashir, dove lei diceva che nel suo matrimonio erano in tre. Per me è stata la scena più difficile da girare». Il dottor Khan in una recente intervista sostiene che il film sia basato su bugie e gossip. «La storia è stata costruita grazie ai racconti di diverse persone, che conoscevano Diana e che hanno approvato la sceneggiatura. E anche sulle centinaia di pagine di deposizioni dell’inchiesta sulla sua morte, nelle quali si parlava della relazione con Khan. Ci siamo presi qualche libertà, perché questo non è un documentario, ma siamo stati rispettosi e attenti a non offendere la sensibilità di nessuno». Studiando Diana c’è qualcosa che l’ha sorpresa della sua personalità? «Sì, il suo senso dell’umorismo, a volte un po’ sfrontato e malizioso. La sua abilità nel flirtare con chiunque e il suo coraggio immenso nel ribellarsi al ruolo che tutti volevano affibbiarle». Lei è una donna famosa. Si è immedesimata un po’ in Diana? «Non posso davvero paragonare la mia fama alla sua. Non c’è stato quasi nessuno come lei. Era sotto lo scrutinio della gente continuamente. Non riesco a immaginare come abbia fatto a sopportarlo».
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