L'Inps, la vecchina e il digital divide

di Giusy Franzese
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Venerdì 28 Febbraio 2014, 00:46 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 14:16
La possibilit di ottenere certificati online, senza recarsi fisicamente allo sportello dell’ufficio pubblico, certamente una grande opportunit. Con pochi click si evitano lunghe file. E poi volete mettere la comodit di poterlo fare h24. Un plauso quindi a tutte le amministrazioni che si sono attrezzate a proposito. Però nell’auspicabile implementazione di questo salutare processo, ci piacerebbe che i decisori si ricordassero che in Italia il digital divide purtroppo è ancora una realtà molto ben radicata.



Secondo i dati dell’Agcom, la banda larga resta un sogno: solo il 14% delle abitazioni sono coperte dai network della banda larga di nuova generazione, un quarto della media Ue. E il 37% degli italiani adulti non ha mai usato Internet. In Europa, l’Italia è al penultimo posto per numero di connessioni: peggio di noi, fa solo la Turchia. In molti regioni - ai primi posti Molise, Basilicata e Calabria - l’Adsl è latitante e solo la copertura wireless da rete mobile, quando c’è, consente di navigare sul web.



Fin quando il digital divide non sarà debellato, sarebbe opportuno quindi lasciare anche la possibilità ai cittadini di ottenere certificati e ”dialogare“ con gli uffici pubblici attraverso il vecchio metodo: recandosi direttamente allo sportello.

Sembra una banalità - o almeno una considerazione di assoluto buon senso - ma non è così. Ci sono uffici pubblici dove, se non hai un collegamento Internet, sei totalmente fuori gioco. Accade all’Inps, ad esempio. Da qualche anno (2011 per la precisione) tutta una serie di adempimenti possono essere effettuati «esclusivamente» per via telematica, con un codice Pin da utilizzare nell’area riservata del portale web dell’istituto. In alternativa - una volta ottenuto il codice Pin - ci si può anche rivolgere al call center, ma se ci riuscite siete davvero bravi: anche se superate tutto il percorso a ostacoli della vocina registrata - del genere «se ti serve questo premi il tasto 2; se ora vuoi quest’altro premi il tasto 4; digita il tuo codice fiscale, digita il tuo codice Pin, digita il numero del rapporto di lavoro, ecc. ecc.» - senza che vi siano venuti atroci dubbi sull’esattezza dei tasti premuti, e finalmente siete in attesa (da svariate decine di minuti) di parlare con un operatore, può capitare che cada la linea oppure si inserisca un’altra vocina registrata per avvertirvi che «a causa dell’intenso traffico in questo momento non è possibile parlare con gli operatori, si prega di chiamare più tardi». E purtroppo, da verifiche fatte ”sul campo“, è proprio ciò che accade la stragrande maggioranza delle volte.



E allora ecco che rimpiangi la vecchia fila allo sportello, dove perdevi sì un’intera mattinata (esattamente come l’hai persa attaccata alla cornetta del telefono) ma almeno alla fine l’agognato certificato era ben saldo nelle tue mani.

Rimpiangere il passato però è un esercizio inutile, mai come in questo caso: l’Inps per eliminare le file ha pensato bene di eliminare gli sportelli. Quelli rimasti fanno solo alcune limitate operazioni, per tutte le altre devi procurarti il codice Pin e farle attraverso internet o il suddetto percorso a ostacoli del call center. La disposizione vale, ad esempio, anche per tutti gli adempimenti relativi al rapporto di lavoro domestico di colf e badanti: assunzione, pagamento contributi, variazione dati, cessazione.



Ma alla vecchietta che il Pc non lo sa usare e non lo ha mai avuto e vorrebbe assumere una badante con regolare contratto, ci hanno mai pensato i ”cervelloni“ dell’Inps? A chi abita in una di quelle zone, di campagna, di montagna, ma anche alcuni interi quartieri di grandi città del Sud, dove le connessioni proprio non arrivano, ci hanno mai pensato i dirigenti nazionali dell’Inps? A specifica domanda, l’ufficio stampa ha risposto: non è stata una libera scelta, è una legge che lo ha imposto.



Ma non è vero. La legge a cui si riferisce la circolare dell’Inps è la numero 122 del 2010. E questa legge all’articolo 38 comma 5 parla di «possibilità», non di obbligo. Ci viene quindi da sospettare che i burocrati hanno volutamente interpretato in modo sbagliato la norma, pensando più alla convenienza per l’istituto, che al bene dei cittadini. Il buon senso altrimenti avrebbe consigliato di lasciare almeno qualche sportello di presidio. Invece ora alla suddetta vecchietta, o al cittadino non servito da Internet, non resta che una strada: recarsi da un intermediario, magari un Caf. E così se prima faceva la fila, ma almeno il servizio era gratuito, adesso fa lo stesso la fila, ma paga pure.



Da questa vicenda ci piacerebbe che il nuovo premier Matteo Renzi e il neoministro Marianna Madia, nell’efficientare - così come hanno promesso - la pubblica amministrazione, tenessero bene a mente un principio: quello del bene dei cittadini, anche i più sfortunati (non per colpa loro, nel caso del digital divide). Si ricordasse, Renzi, che è sempre bene fare i conti con la realtà. Ci sono autostrade a tre corsie dove si può correre ed è anche giusto premere sull’acceleratore. Ma ci sono luoghi dove occorre bonificare, eliminare gli ostacoli e gradualmente andare avanti. In alcune situazioni è opportuno calibrare la velocità, a meno di non voler travolgere la vecchina che sta attraversando le strisce.