Ciné, a Riccione va in scena la protesta contro i tagli al cinema: «Sciopero a oltranza»

Rocco Papaleo e Riccardo Scamarcio a Riccione
di Gloria Satta
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Giovedì 4 Luglio 2013, 10:10 - Ultimo aggiornamento: 10:11
RICCIONE - Il governo ha tagliato il tax credit e il cinema minaccia lo sciopero a oltranza. «Stavolta facciamo sul serio, possiamo bloccare tutto: in gioco non è solo la possibilità di esprimersi di un gruppo di registi, ma il lavoro di migliaia di persone», tuona Giovanni Veronesi.



E a Riccione, dove nel corso di Ciné i distributori presentano i nuovi film, la protesta si trasforma nella proposta di azioni di lotta: per cominciare manifestazioni ai Nastri d’argento il 6 luglio, alla conferenza stampa di Venezia il 25, presidio delle sedi istituzionali per finire con la possibilità di ritirare i film italiani dal Lido e dal Festival di Roma. Sotto accusa è il recente dimezzamento - da 90 a 45 milioni - del tax credit, l’agevolazione fiscale che ha permesso all’industria di non soccombere alla crisi. «E’ il taglio più drastico mai operato nei confronti della cultura», insorge Riccardo Tozzi, presidente dell’Anica. «Il cinema medio rischia di sparire. E pensare che il presidente del Consiglio Letta aveva promesso le dimissioni nel caso in cui i fondi per la cultura venissero toccati...».



La decurtazione avrebbe inoltre infranto un gentleman agreement tra cinema e Stato: «In cambio della stabilizzazione del tax credit», spiega ancora Tozzi, «il cinema si era impegnato a rinunciare progressivamente ai finanziamenti pubblici diretti, negli ultimi anni scesi talmente che la produzione può contare ormai su venti milioni». Giampaolo Letta, ad e vicepresidente di Medusa nonché cugino del premier, dice: «Le premesse per essere ascoltati dal governo sono delle migliori, ma a maggior ragione dobbiamo far sentire la nostra voce. I soldi ci sono o c’erano, basta poco».
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