Posti a rischio nella cartiera Reno de Medici, si corre ai ripari dopo il sequestro del depuratore

Posti a rischio nella cartiera Reno de Medici, si corre ai ripari dopo il sequestro del depuratore
di Domenico Tortolano
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Sabato 8 Febbraio 2020, 16:36
La cartiera Reno De Medici e le altre aziende dell'area industriale di Cassino «hanno facoltà d'uso, ma senza deroghe, del depuratore consortile». Impianto, però, che rimane sequestrato per irregolarità ambientali. Lo ha stabilito ieri il gip del tribunale di Cassino, su parere della Procura, che ha accolto l'istanza presentata dalla società AeA che ha la gestione del depuratore per conto del Cosilam. L'istanza è stata presentata dagli avvocati Sandro Salera e Domenico Marzi, legali di AeA.

Nei giorni scorsi il giudice, in base al rapporto dei carabinieri forestali, aveva fatto mettere i sigilli al depuratore per inquinamento e perché privo delle relative autorizzazioni a ricevere gli scarichi industriali. La cartiera, per la sua mole di lavoro, aveva ottenuto una deroga per gli scarichi ma ora il provvedimento è stato revocato. Ossia tutte le aziende possono scaricare ma nel rispetto dei parametri di legge per gli agenti inquinanti. E quindi possono continuare la produzione. Ma la raccomandazione rimane l'urgente adeguamento del depuratore per evitare l'ulteriore inquinamento ambientale.

UN TAVOLO URGENTE
E ieri il sindaco di Cassino Enzo Salera ha chiesto la convocazione urgente di un tavolo tecnico da tenersi entro mercoledi 12 febbraio. «Questo incontro ha detto deve essere finalizzato alla risoluzione definitiva delle criticità inerenti il depuratore sia a tutela della salute pubblica e dell'ambiente, sia a salvaguardia dei livelli occupazionali delle aziende dei comuni di Cassino e Villa Santa Lucia». Salera ha scritto a Regione, Provincia, Cosilam, Aea, cartiera e sindaco di Villa Santa Lucia per l'incontro.

L'UGL ACCUSA
Proprio l'altro ieri la Reno de Medici aveva concordato con i sindacati la cassa integrazione per 164 lavoratori su 300 a causa del fermo produttivo in mancanza dell'utilizzo del depuratore. Lavora solo la logistica e la manutenzione. Ieri prima di queste notizie il segretario provinciale Ugl Frosinone Enzo Valente era stato molto critico sulla Reno de Medici: «Siamo di fronte ad un disastro industriale annunciato. Da anni la Reno de Medici dimostra insofferenza nei confronti di un territorio che non fa nulla per agevolarne l'attività, anzi, la ostacola attraverso il grave problema nel rilascio delle autorizzazioni ambientali, e le lungaggini burocratiche.»

E poi contestava l'ente consortile: «Nella vicenda della Reno de Medici ci sono dei responsabili ben precisi: chi ha diretto e dirige il Cosilam e i vertici di AeA, la società che gestisce i depuratori operando al di fuori delle normative. Tra l'altro, per la cartiera, oltre al danno si aggiunge la beffa perché paga ingenti somme per la depurazione delle acque e, nonostante questo, ora si vede costretta a sospendere le attività produttive. Se la situazione non si risolverà al più presto e in maniera positiva per la cartiera e per i dipendenti che vi lavorano, sappiamo a chi rivolgerci e dove portare i lavoratori e l'intero territorio».

I CATTIVI ODORI
Da anni gli abitanti di via Cerro e strade laterali in prossimità del rio Pioppeto si lamentano degli odori nauseabondi provenienti dal depuratore. E spesso notano nel rio le acque macchiate da schiuma colorata. Infatti la cartiera paga al Cosilam ogni anno somme altissime per l'utilizzo del depuratore. Canoni inferiori dalle altre aziende medio-piccole. Sono le voci più importanti del bilancio che solo dal 2019 va verso il risanamento finanziario.
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