Mensa "fantasma" e pacchi di cibo
in cambio di voti: sindaco,
ex assessori e impiegati a processo

Mensa "fantasma" e pacchi di cibo in cambio di voti: sindaco, ex assessori e impiegati a processo
di Pierfederico Pernarella
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Sabato 17 Novembre 2018, 20:42 - Ultimo aggiornamento: 20:43
Pacchi alimentari in cambio di voti. Un’altra vicenda di presunta corruzione elettorale al centro della cronaca giudiziaria della provincia di Frosinone.
La storia questa volta viene dal Comune di Arnara. Ieri il gup Farinella ha disposto il rinvio a giudizio di nove persone: l’attuale sindaco Filippo Capogna, l’ex vice Adriano Roma, i consiglieri di maggioranza Antonio Lozzi, Ivo Rinaldi e quello di minoranza Maurizio Fiori (tutti all’epoca dei fatti assessori comunali); Elio Incitti (candidato al Consiglio comunale); Maurizio Cretacci (impiegato comunale); Simona Tanzi (segretario comunale); Veronica Rosati (assistente sociale).
La corruzione elettorale è stata contestata al sindaco Capogna, agli assessori uscenti e ora consiglieri Rinaldi e Lozzi, e a Incitti, all’epoca dei fatti candidato al Consiglio comunale. Tutti gli altri devono rispondere a vario titolo dei reati di falso, peculato, indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato.

L’INCHIESTA
La vicenda prende le mosse con una delibera del 2010: la giunta comunale chiese alla Regione Lazio dei finanziamenti per un progetto di mensa sociale. Per accedere ai contributi c’era un requisito fondamentale: il servizio doveva essere già attivo da almeno un anno. Ad Arnara non era così. A far scattare le indagini fu un esposto dell’ex assessore Massimo Fiori diventato poi, alle elezioni, avversario di Capogna. Partirono quindi gli accertamenti della Digos, agli ordini del dirigente Cristiano Bertolotti, e venne fuori che quei soldi ottenuti dalla Regione erano stati utilizzati per acquistare pacchi alimentari del valore di 30 euro ciascuno. Pacchi che fino alla vigilia del voto per le amministrative del 2014 sono stati consegnati a decine di persone alle quali in cambio veniva chiesto il voto.

LE RICHIESTE
A qualcuno, stando alle testimonianze raccolte dalla polizia, il sindaco Capogna avrebbe detto espressamente: «Votami se no non ti do più i pacchi».
Altre volte la richiesta era più sfumata, altre ancora nei pacchi venivano inseriti i “santini” elettorali.
La corruzione elettorale, oltre che al sindaco Capogna (a favore di 20 persone), è stata contestata a Ivo Ranaldi (a favore di 8 persone), Antonio Lozzi (a favore di 5 persone) e a Elio Incitti (a favore di una persona). Inoltre A Capogna e Lozzi è stata contestata la consegna di 365 pacchi a soggetti non identificati.

LE ALTRE CONTESTAZIONI
L’assistente sociale Veronica Rosati è accusata di aver collaborato alla gestione dell’illecita distribuzione dei pacchi alimentari. Tutti gli altri sono finiti a processo con l’accusa di aver attestato falsamente che la mensa sociale era in funzione. Le richieste di rinvio a giudizio sono state formulate dal pubblico ministero Vittorio Misiti. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Mario Di Sora, Paolo Pulciani, Gaetano Castaldi, Riccardo Masecchia, Gianrico Ranaldi e Giampiero Vellucci. La prima udienza si terrà il prossimo 1 marzo.
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