Riunione in Prefettura: «Frosinone non è un Bronx, ma le bande vanno eliminate»

Riunione in Prefettura: «Frosinone non è un Bronx, ma le bande vanno eliminate»
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Lunedì 11 Marzo 2024, 07:34

Un fatto gravissimo, senza precedenti, ma le autorità assicurano: «A Frosinone non c'è un'emergenza criminale, ma attueremo una energia azione di contrasto». Lo ha detto il prefetto Ernesto Liguori al termine della riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica che si è svolto ieri mattina presso la Prefettura. Una riunione d'urgenza chiesta dal sindaco Riccardo Mastrangeli dopo la sparatoria allo "Shake bar" costata la vista ad un 27enne albanese. L'autore dell'omicidio, un connazionale di 23 anni, è stato subito assicurato alla giustizia.

INDAGINI LAMPO

Un lavoro, quello della Squadra Mobile diretta dal vice questore Flavio Genovesi, elogiato dal procuratore Antonio Guerriero: «Tranquillizzo la città di Frosinone: l'assassino è stato preso nel giro di poche. Le indagini non sono affatto concluse ma sono soltanto all'inizio per ricostruire cosa ci sia dietro a questo gravissimo fatto di sangue che ha coinvolto due gruppi criminali». Una guerra tra bande, ma il questore Domenico Condello, al termine dell'incontro in Prefettura, ha chiarito: «Frosinone non è certo il Bronx, fermo restando che la guardia sarà sempre molto alta».

LE TELECAMERE

Il sindaco Riccardo Mastrangeli, sconvolto per quanto accaduto, cerca di guardare al bicchiere mezzo pieno: «Quello che voglio sottolineare- ha dichiarato- è che il sistema di videosorveglianza ha funzionato bene . Questo significa che le 750 telecamere sparse sul territorio del comune di Frosinone svolgono egregiamente il proprio lavoro perché hanno fotografato qualsiasi tipo di azione che è stata portata avanti da questi malviventi. È chiaro che ho chiesto al Prefetto ed al Questore di predisporre un piano di a azione ancora più forte nei confronti di queste bande criminali che vengono da fuori e che sono completamente estranee alla nostra comunità».
A rimarcare l'importanza avuta dalle telecamere del Comune nel corso delle indagini è anche Nicola Ottaviani, l'ex sindaco di Frosinone e ora deputato dalla Lega: «Ancora una volta, le telecamere del sistema della videosorveglianza installate dal Comune di Frosinone, alcuni anni fa, attraverso il progetto "città in video" (750 telecamere), si sono rivelate fondamentali per la repressione del crimine e per la tutela della pubblica sicurezza».
Ma l'ex sindaco pone l'accento anche sull'emergenza droga: «Rimane, tuttavia, da reprimere, in tutta la sua portata, la gravità del fenomeno della diffusione delle sostanze stupefacenti, soprattutto tra i giovani che, troppo spesso, risultano un mero strumento per la realizzazione di profitti illeciti da parte dei criminali, provenienti dall'esterno del tessuto sociale cittadino».

L'ALLARME

Per la consigliera regionale del Pd, Sara Battisti serve una mobilitazione per fermare la spirale di violenza: «Ormai la criminalità agisce a cielo aperto, nelle zone della nostra quotidianità, come fosse terra di nessuno. Agisce perché abbiamo lasciato un vuoto da riempire con i loro malaffare. La politica deve fare mea culpa spogliandosi dei propri colori, perché abbiamo fallito tutti. La giornata di ieri non rappresenta il culmine di quel fallimento: è un trend ormai consolidato a cui iniziamo ad abituarci. È un'altra piazza che si sporca di sangue come ad Alatri, a Cassino o a Frosinone». A chiedere un'analisi e interventi delle istituzioni contro la criminalità è anche la Cgil.

IL VESCOVO

Amara invece la riflessione del vescovo Ambrogio Spreafico: «Le nostre città sono violente, il mondo è violento. Ognuno si deve prendere la responsabilità di essere pacificatore. Di fronte a quel bar - registra il vescovo - non sono successe altre sparatorie ma scontri sì, altre volte. Il problema è che noi abbandoniamo la città a se stessa, non ci prendiamo la responsabilità di capire che siamo in un mondo violento quindi accettiamo la violenza come un fatto normale, che non ci riguarda. In realtà, ci riguarda».
Marina Mingarelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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