Brogli elettorali, quattro a processo. Urbano: «Ora potrò difendermi»

Brogli elettorali, quattro a processo. Urbano: «Ora potrò difendermi»
di Vincenzo Caramadre
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Venerdì 15 Novembre 2019, 15:18 - Ultimo aggiornamento: 15:19
Inchiesta sui brogli elettorali alla tornata amministrativa del 2017 nel Comune di Piedimonte San Germano: tutti a processo. L'udienza preliminare dinanzi al gup del Tribunale di Cassino, il dottor Salvatore Scalera, c'è stata ieri mattina al termine della quale è stata accolta la richiesta del pm Roberto Bulgarini Nomi ed è stato disposto il rinvio a giudizio per le quattro persone coinvolte che rispondono, a vario titolo, di falso elettorale, falso in atto pubblico e falso ideologico.

A processo (che inizierà il 4 marzo 2020 dinanzi al Tribunale di Cassino in composizione monocratica, giudice Tavolieri) l'ex candidato a sindaco Ettore Urbano, finito agli arresti domiciliari nel settembre 2018 e poi tornato libero, il funzionario dell'ufficio elettorale, Luigi Spiridigliozzi che, stando alle accuse della Procura, avrebbero alterato 59 schede elettorali con la finalità di farle annullare all'avversario Gioacchino Ferdinandi, che aveva vinto per una trentina di voti di scarto. «Proverò la mia innocenza», così Ettore Urbano. «Fino ad ora - ha spiegato Urbano, subito dopo la decisione del gup - sono rimasto in silenzio per essere rispettoso dei ruoli, ma ora finalmente avrò la possibilità di difendermi e lo farò fino in fondo. Mi difenderò, da uomo delle istituzioni, dinanzi al Tribunale perché credo nella magistratura e nella giustizia», ha concluso Urbano.

In giudizio, tramite l'avvocato Claudio Sgambato, si è costituito, in proprio, il sindaco Gioacchino Ferdinandi. Quest'ultimo, infatti, nella memoria di costituzione in giudizio ha sostenuto «di aver ricevuto un danno morale e patrimoniale» dal tentativo di brogli che sarebbe stato ordito contro la sua persona e la lista. Parti civili, in proprio, anche due membri della lista di Ferdinandi rappresentati dall'avvocato Enzo Clemente. Il Comune, invece, non ha presentato alcuna richiesta di costituzione come parte civile.

La vicenda scaturisce dal risicato scarto, appena 32 voti, che ha portato Ferdinandi ad essere eletto sindaco. Urbano e il responsabile dell'ufficio elettorale Luigi Spiridigliozzi, per la Procura e la polizia che ha condotto le indagini, avrebbero messo su il piano dei brogli. Luigi Spiridigliozzi, come confesserà agli investigatori, il 12 giugno 2017, avrebbe aperto i plichi della sezione numero 5, dove c'erano le schede assegnate alla lista Piedimonte Ora di Ferdinandi e le avrebbe alterate con scritte: cerchi e quadrati nella parte del simbolo della lista Piedimonte Ora. Alcuni rappresentanti di lista avrebbero, poi, dichiarato di aver visto, durante lo scrutinio, i segni anomali. Per questo Urbano si rivolge al Tar prima e al Consiglio di Stato. Viene disposto il riconteggio delle schede ed effettivamente vengono trovate alcune schede attribuite alla lista di Ferdinandi con i segni di riconoscimento. A seguito della denuncia del sindaco Ferdinandi, però, la Procura accerta che quei segni sarebbero stati scritti dalla stessa mano. La svolta arriva dopo qualche mese con la confessione di Spiridigliozzi.

Ieri c'è stato il rinvio a giudizio di Urbano, Spiridigliozzi e di altre due persone coinvolte. Il pool delle difese è rappresentato dagli avvocati Francesco Malafronte, Gianrico Ranaldi, Mauro Improta e Beniamino Di Bona.
 
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