Brogli elettorali, Ettore Urbano
incastrato dalla confessione
del dipendente comunale complice

Ettore Urbano
di Vincenzo Caramadre
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Martedì 25 Settembre 2018, 14:34
Ideatore e istigatore di un sistema di brogli elettorali al Comune di Piedimonte San Germano. Questa l'accusa adi Ettore Urbano, arrestato all’alba di ieri, quando la polizia ha bussato alla porta della sua abitazione pe reseguire l’ordinanza del gip del Tribunale di Cassino, il dottor Montefusco, il quale ha accolto la richiesta del pm Roberto Bulgarini Nomi e fatto scattare gli arresti domiciliari per Urbano, 63enne, medico, primario del Pronto soccorso dell’ospedale «Santa Scolastica» di Cassino, esponente del Pd, ex assessore provinciale, ex consigliere regione ed ex presidente dell'Ater.

L’accusa per lui è di violazione della legge elettorale e falso in atto pubblico. Oltre a Urbano ci sono cinque indagati a piede libero e a vario titolo, tra cui il responsabile del servizio elettorale del Comune di Piedimonte, Luigi Spiridigliozzi.  Urbano è accusato di essere l’ideatore e l’istigatore del meccanismo dei presunti brogli al fine di precostituirsi la prova da portare in giudizio, davanti al Tar, dove ha presentato ricorso contro il risultato elettorale con il quale è stato eletto sindaco Ferdinandi.

Tutto inizia nella notte delle elezioni, quando si scopre che tra le due liste, «Piedimonte Ora» dell’attuale sindaco Gioacchino Ferdinandi e «Azione Comune» di Ettore Urbano, c’è uno scarto di appena 32 voti. I presidenti di seggio alle prime luci dell’alba depositano i plichi elettorali negli uffici del Comune di Piedimonte.

Urbano a quel punt,  stando alle accuse della Procura, propone a Luigi Spiridigliozzi di mettere in cassaforte il risultato per via giudiziaria. Come? Alterando un numero di schede tali che, se annullate, gli avrebbero garantito la vittoria dinanzi alla giustizia amministrativa. Per cui Spiridigliozzi il 12 giugno 2017, come dallo stesso raccontato agli investigatori, ha aperto i plichi (perfettamente violabili) della sezione numero 5, dove c’erano le schede assegnate alla lista «Piedimonte Ora» e avrebbe apposto i segni: cerchi e quadrati. Tutti nella parte in cui c’è il simbolo della lista «Piedimonte Ora».


C'era però il problema di dimostrare in giudizio dinanzi al Tar la presenza, non rilavata dai componenti del seggio e dai rappresentanti di lista, dei segni di riconoscimento sulle schede. Qui sono entrati in gioco alcuni rappresentanti di lista di Urbano, i quali hanno dichiarato di aver visto quei segni. Urbano, quindi, può rivolgersi al Tar, ma il ricorso viene rigettato. Non demorde e si rivolge al Consiglio di Stato che, agli inizi di quest’anno, accoglie l’appello e dispone il riconteggio delle schede. Così succede lo scorso aprile, in Prefettura a Frosinone, quando effettivamente vengono trovate le schede segnate, in totale 59. 

A quel punto però il sindaco Gioacchino Ferdinandi con un esposto-querela  denuncia che nessun membro del seggio - il numero 5 - al momento dello scrutinio aveva notato la presenza di schede segnate con cerchi e quadrati. Partono le indagini, vengono acquisite le schede in Prefettura. Scattano interrogatori e perquisizioni, sia in Comune sia a casa di alcune persone sospettate. Ampia l’acquisizione di documenti.

La prima svolta arriva da una consulenza del pm Bulgarini, il quale incarica un grafologo di analizzare le schede e i segni. Risultato? Quasi tutte le schede, 54 su 59, erano state segnate dalla stessa mano.
Messo alle strette il dipendente comunale Luigi Spiridigliozzi confessa tutto e ammette di aver falsificato le schede per favorire Urbano. 

Le indagini non sono ultimate, per questo il pubblico ministero ha chiesto al giudice per le indagini preliminari la misura cautelare che si fonda sul pericolo di reiterazione del reato. Urbano, infatti, è consigliere comunale e dipendente pubblico. A breve, assistito dal suo avvocato Gianrico Ranaldi, sarà interrogato dal gip.
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