Ingegnere di Fiuggi detenuto in Africa da due anni: appello della famiglia al Governo

La storia di Maurizio Cocco, da due anni in carcere in Costa d'Avorio per accuse rivelatesi infondate

Ingegnere di Fiuggi detenuto in Africa da due anni: appello della famiglia al Governo
di Pierfederico Pernarella
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Lunedì 19 Febbraio 2024, 08:13 - Ultimo aggiornamento: 09:53

La famiglia dell'ingegnere di Fiuggi Maurizio Cocco, da due anni in carcere in Costa d'Avorio per accuse rivelatesi infondate, torna ad appellarsi alle autorità italiane per uscire da una situazione assurda e sempre più preoccupante. La moglie e i figli del professionista ciociaro nelle scorse ore, attraverso il proprio legale, hanno inviato una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla premier Giorgia Meloni, e ai ministri della giustizia Carlo Nordio, degli esteri Antonio Tajani e degli interni Matteo Piantedosi, oltre che all'ambasciatore e al console ad Abidjan, Arturo Lozzi e Giovanni Fedele, chiedendo un loro intervento. Un caso, quello del ciociaro, che richiama alla mente quello di Ilaria Salis, la ragazza in carcere in Ungheria.

L'ODISSEA

Maurizio Cocco, 61 anni, era un omaccione, ma ora pesa solo 40 chili ed ha frequenti problemi allo stomaco a causa della scarsa qualità del cibo che viene somministrato nel carcere di Abidjan, la capitale della Costa d'Avorio. Un istituto penitenziario che compare nella lista nera di organizzazioni umanitarie come Amnesty International. Una struttura che ospita oltre 12mila detenuti ma è stata costruita per accoglierne 1.500. Cocco si trovane in cella con altre quattro persone e lì dentro le temperature arrivano fino a 50 gradi. Un girone infernale nel quale l'ingegnere Cocco è rinchiuso dal 2 giugno del 2022. All'alba di quel giorno Cocco, che in Africa lavorava nel campo dell'edilizia con una propria impresa, venne arrestato con l'accusa di far parte di un'associazione criminale dedita al narcotraffico e al riciclaggio. Accuse da cui però l'ingegnere, che si era sempre dichiarato innocente, è stato prosciolto. Ora al ciociaro la giustizia ivoriana contesta una presunta frode fiscale. Per quale somma? Lo hanno provato a chiedere gli avvocati africani e lo stesso ciociaro nel corso di un faccia a faccia con i magistrati. Non c'è stata risposta. Nelle stesse carte processuali non ci sono importi e Cocco negli anni non ha mai ricevuto verifiche fiscali. «Mio padre - fa notare il figlio Francesco - avrebbe dovuto presentare il bilancio della propria società dopo l'estate, ma come poteva farlo se si trovava in carcere, aveva i conti bloccati e tutto il resto sotto sequestro. Ma al di là di questo, è assurdo stare in carcere per un'accusa del genere, ancora più assurdo se quest'accusa è stata mossa senza alcuna contestazione specifica. Senza contare che mio padre si è fatto 18 mesi dietro le sbarre. Quindi avrebbe scontato già l'eventuale pena, sia pure per un reato mai commesso».

LA NOTA

Il legale, nella nota inviata al Governo, fa notare inoltre che l'Ambasciata italiana si è recata solamente due volte in diciannove mesi presso il penitenziario di Abidjan «per sincerarsi delle condizioni di salute nonché psicologiche dell'ingegnere Cocco, che di recente ha avanzato espressa richiesta di aiuto sanitario ed economico, risultata priva di riscontro». Si chiede così, «alla luce della violazione sia delle norme processuali che dei diritti umani», un intervento per tutelare i diritti dell'ingegnere «al fine di scongiurare l'aggravarsi delle conseguenze» delle violazioni denunciate.
Pierfederico Pernarella
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