Frosinone, Parco Fiume Cosa: le associazioni chiedono il coinvolgimento nel progetto

Un'immagine dei volontari di "Schioppo Bene Comune" sulle rive del Fiume Cosa
di Matteo Ferazzoli
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Martedì 26 Gennaio 2021, 08:49

Continua il dibattito sul futuro del Parco Fiume Cosa. Dopo, infatti, l’annuncio del sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, che ha aperto ad un tavolo sovracomunale per studiare la fattibilità di utilizzo del Recovery Fund per realizzare l’opera, anche le associazioni cittadine si inseriscono nella vicenda. Insieme a loro è intervenuto nuovamente il consigliere Marco Mastronardi di “Fr indipendente”.

A metà gennaio, infatti, il Laboratorio Scalo, aveva proposto l’utilizzo dei fondi europei per il Parco Cosa. Idea recepita dall'Amministrazione comunale.  «Apprezzo la presa di posizione delle varie forze politiche a sostegno della nostra proposta -  dichiara il presidente del Laboratorio Anselmo Pizzutelli - Apprezziamo anche la proposta del sindaco ma ribadisco che proprio su iniziativa delle associazioni, è stato istituito nel luglio 2014 presso l’Amministrazione Provinciale, il tavolo per il contratto Fiume Cosa. Anche se lentamente, in questi anni ha iniziato un percorso che potrebbe portare alla riqualificazione dei territori attraversati dal Cosa».


Per il Laboratorio, dunque, «in attesa di trovare risorse, va fatto uno studio di perimetrazione delle aree del Cosa. Quello delle risorse potrebbe essere un falso problema. Si potrebbe cominciare a rendere fruibile il Parco, pulendo una fascia di ampiezza di 10 metri dalle sponde del fiume, intervenendo anche sugli abusi, così come disciplinato dal regio decreto 523 del 1904 che, almeno di recente interventi normativi, ha carattere inderogabile».


Anche il comitato di quartiere “Via Maria – Fiume Cosa”, tramite il vicepresidente Mauro Ciotoli, commenta: «Concordiamo in merito alla possibilità di poter usufruire del Recovery. Ben venga qualsiasi tavolo di confronto sul tema del Cosa, purché si ascolti il grido decennale delle associazioni che si impegnano da sempre alla sensibilizzazione di questo tema. Condividiamo l’idea che la sistemazione idrogeologica e la difesa spondale siano le priorità da perseguire in un progetto globale, viste le situazioni di pericolo in cui versano alcuni tratti spondali del fiume. Concordiamo con l’intervento di Mastronardi, sul ripartire da un concorso pubblico di progettazione per nuove proposte. Sarebbe l’occasione per ridare al Fiume e al futuro Parco la giusta importanza che merita».


Il coordinamento “Schioppo Bene Comune” invece, afferma: «Il dibattito in corso ha focalizzato l'attenzione sull'accesso agli stanziamenti piuttosto che su ciò che si intende realizzare. La fruibilità delle aree spondali deve coniugarsi con la tutela e la salvaguardia della naturalità degli habitat. Proponiamo che siano i cittadini, con la loro partecipazione attiva, gli attori della tutela e cura. Ben venga dunque un progetto per il parco finalizzato a ricucire il rapporto tra "fiume e città", purché lo sia non solo nominalmente ma effettivamente. Rifuggiamo dunque dall'idea di un parco come l'ennesima opportunità per distribuire denaro pubblico e prebende dai ritorni elettorali».


L’opposizione

Anche Marco Mastronardi, che ha proposto di indire un concorso pubblico di idee per il Parco Cosa, basandolo sui progetti del 1993 già depositati in Comune, sulle dichiarazioni del sindaco, spiega: «Mi preoccupano le modalità che propone, dato che parla della convocazione di un non ben definito “tavolo” sovracomunale, che fa pensare di essere dinanzi all'ennesimo annuncio. Basta “tavoli” che servono solo per allungare i brodi».


Mastronardi, dunque, continua: «Il Parco Fiume Cosa si può fare, con o senza il Recovery, per rispondere alle perplessità del sindaco nei confronti del Governo, proprio traendo ispirazione da quanto accaduto con l’operazione Stadio Casaleno. Dal sindaco, infatti, mi aspetto la stessa determinazione che mise in campo in quell'occasione anche per il Parco. Se ciò avverrà troverà una collaborazione da parte di Fr Indipendente».

Matteo Ferazzoli

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