Centro storico di Frosinone, la grande fuga del commercio: la metà dei negozi ha chiuso i battenti

I piccoli segnali di ripresa non hanno fermato la desertificazione nella parte alta: sono 138 i locali rimasti vuoti.

Centro storico di Frosinone, la grande fuga del commercio: la metà dei negozi ha chiuso i battenti
di Gianpaolo Russo
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Domenica 29 Ottobre 2023, 07:02 - Ultimo aggiornamento: 07:12

Una sfilza di serrande chiuse. Nonostante una leggera ripresa negli ultimi anni, il centro storico di Frosinone non vede arretrare la desertificazione commerciale che va avanti da almeno 20 anni. Basta farsi un giro per le strade del cuore più antico della città e contare quante attività da tempo hanno chiuso e non aperto più. In totale sono 138 i locali commerciali chiusi, quasi la metà di quelle presenti.

SUL CORSO

La situazione più critica è quella di Corso della Repubblica, in particolare il primo tratto, quello che da Largo Sant'Antonio arriva sino a Largo Turriziani. Qui sono più i locali chiusi che quelli aperti. Ben 33 quelli con le serrande abbassate. Il tratto che da Largo Sant'Antonio arriva sino all'intersezione con via Alcide De Gasperi è un cimitero commerciale. La parte di Corso della Repubblica che va da Piazzale Veneto alla curva Zallocco-viale Mazzini è sicuramente più vivace anche se non mancano pure in questo caso locali chiusi. Ne abbiamo contati 9. In totale su questa strada sono 42.

LA PARTE PIÙ VECCHIA

Si entra nel cuore più antico della città, quello posto all'interno dell'arco Campagiorni. In via Angeloni si contano 10 serrande abbassate anche se qualche segnale di ripresa in questi ultimi mesi si è notato e qualcuno sta anche eseguendo lavori di ristrutturazione per una prossima apertura. Molto critica resta la situazione in via Garibaldi. Anche in questo caso occorre fare una differenza tra la parte alta, quella che va da Largo Annunziata a piazza Paleario e quella bassa da piazza Paleario a piazza Garibaldi. Nel primo tatto i locali chiusi sono ben 22, alcuni dei quali di notevoli dimensioni. Resiste gloriosamente la storica fioraia Franca mentre poco più su da qualche mese ha aperto il nuovo locale del ristorante Neglia che però ha chiuso quello più in basso. La seconda parte di via Garibaldi conta altri 18 locali chiusi. In totale questa strada, una delle più commerciali della città negli anni Ottanta, conta la stragrande maggioranza dei locali chiusi, ben 40. C'è poi via Minghetti con 17 serrande abbassate seguita da via Paleraio con 10.
Proseguendo il tour per le strade del centro non potevamo non considerare anche via XX Settembre, la strada che da piazza Libertà conduce verso la Cattedrale e al campanile simbolo della città. Qui se non fosse per una nota attività alberghiera e qualche studio medico molti locali sono stati adibiti a garage ma ne restano una quindicina sfitti da anni. È la strada che negli ultimi decenni ha visto meno ricambio e richieste di apertura.

LE PIAZZE

Resistono invece le piazze. In Largo Turriziani c'è un solo locale chiuso, quello della storica pizzeria "Il Grottino" che ha cessato l'attività da poche settimane. In piazza Valchera c'è solo un altro locale sfitto, mentre in piazza Garibaldi due. Nonostante una defiscalizzazione in atto, un abbassamento del costo dell'Imu per i locali situati in questa zona della città ed una ripresa residenziale dovuta alla presenza di studenti dell'Accademia Belle Arti ed Università, si fatica a tornare ai numeri del passato quando tutto era concentrato solo in questa zona e la parte bassa doveva ancora svilupparsi. Basti pensare che il mercato del giovedì un tempo si svolgeva tra via Angeloni e via Garibaldi. Oggi resiste, al rione Giardino solo il mercato americano e qualche bancarella su Corso della Repubblica.

IL TREND

Ora i locali che vanno per la maggiore sono quelli legati a ristorazione movida: bar, pub, ristoranti e pizzerie. Abbigliamento ed alimentare sono invece in forte calo. Crisi economica (che colpisce anche altre zone della città), problemi di parcheggio, concorrenza dei centri commerciali alla base di questa fotografia. Poi c'è il problema del caro affitti e delle pretese dei proprietari di locali che impongono canoni di affitto ancora onerosi e non più aggiornati alla situazione attuale.
 

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