Monte San Giovanni Campano, l'ex casa confiscata a Enrico Nicoletti va demolita ma la pratica è ferma da anni

Monte San Giovanni Campano, l'ex casa confiscata a Enrico Nicoletti va demolita ma la pratica è ferma da anni
di Pierfederico Pernarella
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Venerdì 11 Dicembre 2020, 10:10 - Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 11:18

C’è un’ordinanza di demolizione, ma ad oggi resta inapplicata. L’ex casa famiglia di Enrico Nicoletti, il faccendiere romano ritenuto il cassiere della Banda Magliana, nella frazione Colli di Monte San Giovanni Campano, dovrebbe andare giù. L’immobile, che svetta in via San Lorenzo, nel cuore della frazione Colli, dove lunedì scorso si sono svolti i funerali di Nicoletti, ormai è soltanto un rudere, inutilizzabile e soprattutto pericoloso per l’incolumità pubblica.

A protezione di eventuali crolli ci sono dei ponteggi ormai arrugginiti, per i quali lo Stato continua a pagare il noleggio.

Costi che, dopo tutto questo tempo, potrebbero aver persino superato il valore, irrisorio se non inesistente, dell’immobile. L’edificio, insieme ad alcuni terreni, sempre confiscati a Nicoletti, sono stati stimati dall’Agenzia dei Beni confiscati in poco più di 7mila euro.

I beni sono stati sottratti alla disponibilità del faccendiere originario di Monte San Giovanni da circa una ventina di anni in base alla legge per il contrasto alla criminalità organizzata, ma la sentenza definitiva della Cassazione è arrivata nel 2012

Dalla Prefettura di Frosinone fanno sapere che l’attuale sindaco, Angelo Veronesi, è stato più volte sollecitato a portare a compimento il procedimento avviato circa 4 anni fa, ma ad oggi appunto tutto resta ancora nel limbo. Anche se la questione è intricata.

Abbiamo provato a sentire la versione dei fatti del primo cittadino di Monte San Giovanni Campano, Angelo Veronesi, il quale, dopo alcune telefonate andate a vuoto, ha risposto ad un messaggio WhatsApp, anche se ma in maniera stringata: «Faccio presente che la gestione di queste problematiche sono di competenza dei responsabili». La situazione dell’immobile è abbastanza complessa e questo rende ancora più farraginose le pratiche già di loro lente per le demolizioni.

Nell’immobile, oltre alle parti confiscate a Nicoletti e ancora nella disponibili dell’Agenzia dei beni confiscati, insistono alcune unità di proprietà di altre persone. Per quanto è stato possibile ricostruire, circa quattro anni fa il Comune ha emanato un’ordinanza di demolizione cumulativa, comprendente circa una ventina di persone. In alcuni casi, infatti, essendo deceduti i proprietari, la responsabilità è passata agli eredi.

L’ordinanza di demolizione non è stata ottemperata e per questo l’ente municipale ha presentato una denuncia contro tutti. Tanto zelo però non è servito a mandare il procedimento, ancora fermo al punto di partenza. Nel frattempo le condizioni dell’immobile, che è situato proprio al centro della frazione Colli, vanno peggiorando.

Si tratta di un edificio che per una parte risale addirittura al Cinquecento. Il tetto è crollato e le infiltrazioni mettono a rischio la stabilità di solai e pareti. Si tratta dunque di un problema di incolumità pubblica di cui il Comune, come pure sollecitato dalla Prefettura, dovrebbe farsi carico accedendo ai fondi della Cassa depositi e prestiti a disposizione proprio per le demolizioni. 

 

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