Dice addio all'ospedale e fonda una startup, la storia di Federico Marini: «Ecco l’assistenza che vorrei»

Dice addio all'ospedale e fonda una startup, la storia di Federico Marini: «Ecco l’assistenza che vorrei»
di Rita Cammarone
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Lunedì 24 Ottobre 2022, 07:15 - Ultimo aggiornamento: 07:20


Si chiama NeedUp la startup ideata dal dottor Federico Marini, 35 anni di Frosinone, per fornire assistenza sanitaria domiciliare. Basta uno smartphone per ricevere a casa una visita specialistica o una prestazione infermieristica che sia un prelievo venoso, il posizionamento di un catetere, una medicazione. Fai la tua richiesta, scegli una fascia oraria, ed entri in contatto con una lista di operatori sanitari in grado di soddisfare il tuo bisogno, need appunto per usare il termine anglosassone. Alla rete hanno già aderito una cinquantina di professionisti e a giorni partirà un'attività di marketing per far conoscere questa risposta di medicina territoriale alle persone che necessitano di assistenza a domicilio. Per seguire questo progetto, a cui partecipano alte professionalità, come un docente universitario del Sant'Andrea e un commercialista, Marini ha rassegnato le dimissioni dal Campus Biomedico di Roma dove lavora come medico di Medicina d'urgenza. Lascia un posto fisso per un'avventura. Perché questa scelta? «Le motivazioni di un cambio di vita risponde il giovane medico - non sono sempre molteplici. Intanto, va detto che il lavoro nei pronto soccorso non è ben retribuito, a fronte delle responsabilità e del numero dei pazienti trattati durante un turno. Ci sono colleghi esterni', a partita Iva per intenderci, che per le stesse ore arrivano a guadagnare molto di più, al netto dei contributi. Certo, ora ho uno stipendio e ho paura di diventare poverissimo. Ma ho 35 anni, sono appassionato di informatica e credo in questo progetto perché dà delle risposte alle carenze dell'assistenza sanitaria che spingono le persone ad affollare i pronto soccorso».
LA PRIMA LINEA
L'idea della startup nasce dalla sua esperienza in pronto soccorso? «Esatto afferma Marini Durante un turno mi sono visto arrivare un paziente per malfunzionamento di un catetere vescicale. La moglie mi ha spiegato di non essere risuscita a trovare un infermiere che fosse disponibile ad effettuare questa prestazione e così sono venuti in pronto soccorso, consapevoli di dover fare la fila. Ci sono anziani che per una polmonite arrivano in ospedale e prima del ricovero trascorrono giorni in carico al pronto soccorso. Non è il luogo ideale per la cura. Finiscono per peggiorare». Diceva che le ragioni del cambio vita sono diverse, ne aggiunge un'altra? «La vita al pronto soccorso risponde il giovane medico ciociaro - è frustante. Hai a che fare con un paziente di cui non sai nulla, in pochi minuti devi fare una diagnosi e poi di lui non sai più nulla, se guarisce, se si aggrava, se muore». Lei, ci dicono, al corso di specializzazione è stato una promessa, il pupillo del suo tutor «Sì, del dottor Jacopo Marafini afferma il medico - Ma l'ho saputo solo da poco tempo. Al corso mi bacchettava sempre». Anche lui, originario di Latina, si è dimesso dal pronto soccorso dell'ospedale Versilia per cambiare vita e inseguire un sogno di una sanità diversa.
«È stata una coincidenza risponde Marini - Non ci siamo più sentiti in questi anni, ma solo di recente. A dimissioni già rassegnate. Entrambi concluderemo la nostra esperienza al pronto soccorso in cui lavoriamo ora».
LA CARRIERA
La sua esperienza al pronto soccorso non è iniziata al Campus Biomedico, ci racconti la sua carriera. «Mi sono laureato e specializzato in Medicina Interna al Sant'Andrea. Dopo la specializzazione ho iniziato a lavorare subito, con partita Iva, all'ospedale San Pietro di Roma del Fatebenefratelli. Ero in servizio al pronto soccorso quando il 3 novembre 2018 ci fu l'incendio. Partecipai all'evacuazione dell'ospedale. Poi sono stato assunto a tempo determinato e vista la situazione venutasi a creare a seguito dell'incendio, sono stati dirottato più volte al Sant'Andrea. Alla fine sono stato assunto a tempo indeterminato al San Pietro. Quando è scoppiata l'emergenza Covid ho alternato periodi al reparto Covid e al pronto soccorso. Poi mi sono dimesso per andare al Campus, sempre a tempo indeterminato. Non rimpiango nulla. Ho fatto molta esperienza e mi sono sempre buttato nell'emergenza. Ora sento una nuova spinta per affrontare il nuovo, pieno di incertezze ma mettendoci la faccia». Il NeedUp ha un solo difetto, è un servizio non coperto dal sistema sanitario: le prestazioni si pagano per intero. «Finora ha concluso il medico ciociaro non abbiamo avuto alcuna forma di finanziamento. L'idea è quella di migliorare la medicina territoriale. Le istituzioni dovrebbero riflettere su questo modello».
Rita Cammarone
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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