Schiacciati dal pino killer a Castrocielo durante il nubifragio, il medico legale: «Morte istantanea»

A processo per omicidio colposo sono finite sei persone: due tra responsabili ed ex responsabili del Comune, due rappresentanti Astral e due privati

Rudj Colantonio e Antonio Russo
di Vincenzo Caramadre
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Martedì 27 Febbraio 2024, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 18:04

Il crollo del pino sull'abitacolo dell'auto non lasciò scampo agli occupanti. La morte di Rudj Colantonio 32enne di Arce e Antonio Russo 38 anni, di origini campane ma anche lui residente ad Arce: fu immediata. La ricostruzione degli ultimi istanti di vita dei due amici che, il 30 ottobre 2018, morirono sulla via Casilina a Castrocielo sotto un grosso pino che crollò nel corso di un nubifragio e contenuta nella relazione del medico legale il dottor Manciocchi che, ieri, è entrata nel processo in corso al tribunale di Cassino nei confronti di sei persone (tra tecnici e responsabili delle società coinvolte).

Il consulente della procura ha depositato una relazione di medicina legale, a seguito dell'esame esterno sui corpi delle vittime, nella quale, appunto, viene indicata la causa di morte. Il decesso degli occupanti della Smart fu immediato e causato dallo schiacciamento della parte anteriore dell'abitacolo del grosso tronco del pino che è stato il mezzo lesivo e letale. Nel corso dell'udienza è stato ascoltato anche un altro teste, un carabiniere forestale che, su delega della procura di Cassino, nel corso delle indagini acquisì tutti i carteggi intercorsi tra il Comune di Castrocielo, la Provincia di Frosinone, la Prefettura e l'Astral.

L'ACCUSA

A processo per omicidio colposo sono finite sei persone: due tra responsabili ed ex responsabili del comune di Castrocielo, due rappresentanti Astral e due privati che, a seguito di affidamento, espletavano il servizio di manutenzione (assistiti dagli avvocati: Gabriele Picano, Francesco Scacchi, Sandro Salera, Vittorio Salera, Giuseppe Di Mascio, Gianluca Giannichedda e Costanza De Vivo). Alle scorse udienze erano stati ascoltati altri investigatori, tra cui l'ex comandante provinciale dei carabinieri forestali, il colonnello Giuseppe Lopez. Ma anche il tecnico-agronomo, consulente della procura Giuseppe Cardiello che si è occupato, in maniera specifica, dell'analisi dell'albero. Quel pino era lungo la via Casilina da una settantina di anni ed «era arrivato a fine ciclo vitale per questo andava abbattuto», era stato spiegato in aula. Ma non solo era arrivato alla fine della vita, quell'albero era «ammalorato», ragione per la quale andava abbattuto per questioni di sicurezza. Il colonnello Lopez aveva spiegato che: «Una volta che raggiungono la maturità devono essere sostituiti, l'alleggerimento della chioma non basta». «Andavano abbattuti oppure tagliati, esattamente come avvenuto dopo i primi accertamenti, a 2,5 metri d'altezza», era stato spiegato, invece, dal consulente della procura.

I FAMILIARI

La tragedia, come accennato, risale al primo pomeriggio del 30 ottobre 2018 quando i due amici, a bordo di una Smart stavano transitando sulla via Casilina, in direzione Arce. Era in corso un violento nubifragio, nel corso del quale il pino si abbatté sull'auto, per loro nessuna possibilità di salvezza.
Ieri, come ad ogni udienza erano presenti alcuni parenti delle vittime che seguono passo dopo passo le udienze e che sono rappresentati, tra gli altri, dagli avvocati Angelo Di Siena, Marco Cianfrocca e Antonio Cinelli. Le prossime udienze calendarizzate per il 3 luglio, 9 ottobre e il 6 novembre.
Vincenzo Caramadre
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