Tuttavia, secondo gli studiosi interpellati dal New York Times, proprio questa aspirazione a migliorare la qualità delle ore di riposo potrebbe produrre l'effetto opposto. E cioè far sviluppare un vero e proprio disturbo del sonno che - riconosciuto dalla comunità scientifica dal 2017 - è noto come ortossonnia. Si tratta dell'ossessione di un sonno perfetto, perseguita monitorando in maniera spasmodica i dispositivi elettronici che lo tracciano.Questo disturbo, nato proprio in seguito alla sempre maggiore diffusione di dispositivi elettronici in grado di tracciare il riposo (che si stima siano indossati dal 10% degli adulti americani), implica che focalizzandosi sui risultati ottenuti ci si auto-diagnostichi dei disturbi del sonno, come una durata insufficiente o l'insonnia a causa di periodi di dormite leggere o irrequiete, da cui magari non si è affetti. Questo comporta come conseguenza la ricerca ossessiva di una notte di sonno perfetto, perché in sostanza con i dispositivi si rafforza una sorta di 'perfezionismo' sul riposo.
Del tema si era già occupato uno studio pubblicato sulla rivista Journal of Clinical Sleep Medicine, condotto dalla Rush University Medical School e dalla Feinberg School of Medicine della Northwestern University, entrambe a Chicago. Tra i casi clinici riportati quello di un uomo adulto che ha chiesto aiuto medico per il trattamento di «irritabilità, difficoltà cognitive e fatica» che collegava ai giorni nei quali non faceva otto ore di sonno completo, secondo quanto riportato dal dispositivo che lo tracciava. L'uomo aveva iniziato a monitorare il riposo con un fitness tracker regalato dalla fidanzata un anno prima e come negli altri casi appariva preoccupato per periodi di 'sonno irrequieto' o che considerava poco efficiente.
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