Gianfranco Teotino

Calcio/Superlega, la guerra del grano dei grandi club

Calcio/Superlega, la guerra del grano dei grandi club
di Gianfranco Teotino
3 Minuti di Lettura
Lunedì 19 Aprile 2021, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 20:47

La mina della Superlega rischia di far saltare  le fondamenta dell’architettura calcistica europea.  Esplode fragorosamente in una poco primaverile domenica pomeriggio di semi-lockdown, resa più sopportabile da una pioggia di gol ed emozioni, quale i campionati nazionali riescono ancora talvolta a riservare. Quei campionati nazionali che stanno sempre più stretti ai grandi club del continente, o almeno ai più impazienti del gruppo. 
Basta l’anticipazione che in serata verrà dato il via libera ufficiale al progetto da tempo coltivato con la regia del patron del Real Madrid Florentino Perez (l’imprenditore spagnolo interessato a comprare il gruppo Autostrade per l’Italia) e la fattiva collaborazione di Andrea Agnelli e degli americani del Manchester United, per scatenare l’ira delle istituzioni calcistiche e un terremoto politico e sociale che scuote l’Europa intera.


L’idea è quella di allestire un super-campionato con la partecipazione delle 20 squadre più importanti del continente, fatto di una prima fase con girone all’italiana e play off finali con scontri a eliminazione diretta fra le otto migliori. Come nel modello dello sport professionistico americano, le partecipanti sarebbero sempre le stesse, scelte per censo e non per merito sportivo. La reazione dell’Uefa, ente regolatore del calcio europeo, è stata violentissima: esclusione dalle competizioni tradizionali, campionati nazionali e Coppe europee, di tutte le squadre coinvolte, possibile esclusione dalle nazionali dei calciatori partecipanti e una causa con richiesta di risarcimento danni da 50 miliardi.


Le squadre promotrici, secondo le voci che si susseguono, oltre a Real Madrid, Juventus e Manchester United, sono in Spagna Atletico Madrid e forse Barcellona, in Inghilterra Liverpool, Arsenal, Chelsea, Tottenham e forse Manchester City, in Italia Inter e Milan. Non ci sono squadre tedesche né francesi, neanche il Paris St.Germain. Tanto che l’Uefa ringrazia ufficialmente i due Paesi di essersi tenuti fuori e nel suo comunicato di scomunica dell’iniziativa coinvolge invece Federazioni e Leghe di Italia, Spagna e Inghilterra. 


Addirittura, nel Regno Unito, le squadre aderenti alla Superlega vengono minacciate di immediata penalizzazione di punti in Premier League.

Il premier Johnson tuona che un progetto simile sarebbe «un colpo al cuore del gioco». Si schiera subito contro anche il presidente Macron in Francia, mentre in Italia il primo politico a twittare la sua contrarietà è il segretario del Pd Letta.

 
Curioso che prese di posizione arrivino senza che i promotori si siano espressi ufficialmente, cioè solo sulla base di voci. Perché si sono diffuse proprio ieri? Perché oggi è in programma una riunione dell’esecutivo dell’Uefa chiamata a varare un nuovo format della Champions League, ideato in verità proprio per venire incontro alle esigenze dei grandi club: quattro squadre in più, un paio di posti riservati ai club più importanti eventualmente incapaci di qualificarsi sul campo, 100 partite e sei giornate di gara in più. Anche questo un colpo duro ai campionati nazionali, alla loro importanza, agli spazi dedicati, già sufficientemente intasati, ma meno traumatico di una secessione dei big.


Evidentemente nelle ultime ore qualcosa deve essere andato storto. Soprattutto deve essere saltata l’intesa sulla governance di questa nuova Champions: i grandi club, sempre loro, vorrebbero gestirne direttamente i diritti tv, la commercializzazione e la ripartizione delle risorse. L’Uefa aveva proposto di costituire una forma di joint venture con loro, già questa scelta sarebbe stata discutibile, evidentemente Florentino e la sua banda non l’hanno considerata sufficiente.
La pandemia ha colpito così duramente pure i bilanci delle società di calcio che stanno tutti un po’ perdendo la testa. Qualche novità è necessaria, anche per riconquistare il gradimento delle più giovani generazioni che sta declinando, ma senza cancellare l’essenza del gioco: la possibilità aperta a tutti di vivere un sogno

© RIPRODUZIONE RISERVATA