Paolo Graldi
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Roma, il Centro è un suk: una ferita aperta

Roma, il Centro è un suk: una ferita aperta
di Paolo Graldi
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Giovedì 6 Febbraio 2020, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:25
La sola idea di cambiare la segnaletica stradale verso Fontana di Trevi è sconcertante. Cambiare segnaletica stradale con tanto di scritte a caratteri giganteschi sull’asfalto, con frecce in vernice bianca, produce rabbia, indignazione, sconcerto. 

È il segno di un degrado che si fa sfida arrogante e cialtrona, quasi che osare tanto, sfacciatamente, nel centro della Capitale possa passare per semplice forzatura pubblicitaria. E bene hanno fatto in Campidoglio a reagire con fermezza e il sindaco a stigmatizzare un comportamento criminale sul quale, tuttavia, si deve ragionare. E’ necessario trarre giudizi d’insieme su come il tasso di illegalità, specie sul fronte del turismo, arrivi adesso all’indecenza di snaturare le indicazioni stradali per suggerire un itinerario sbagliato al fine di forzare il naturale flusso dei turisti di quella zona intensamente trafficata.

Ignoti imbrattatori interessati, forse per indirizzare i flussi verso esercizi commerciali mordi e fuggi, hanno dunque osato l’inosabile, deturpato un tratto d’asfalto, fornendo indicazioni volutamente sbagliate per raggiungere il celebre monumento e, in più, elemento di assoluta gravità, imbiancato le scritte corrette su cartelli autorizzati.
Un’operazione congegnata nei dettagli, ripresa dalle telecamere di sorveglianza dalle quali si ricaveranno indicazioni utili per la rapida individuazione dei responsabili. 

E’ importante e urgente che l’inchiesta della polizia urbana chiuda il cerchio perché l’episodio s’inserisce in una guerra fredda tra gli ambulanti della zona e il Campidoglio, impegnato in un forzato contenimento sul via vai intorno alla Fontana di Trevi. Attività para-commerciali davvero troppo ingombranti e deturpanti, che vanno ad aggiungersi ad altri fenomeni di degrado progressivo come la pratica di parcheggio di pullman e pullmini ed ogni altro genere di ambulantato mobile. 

Lo sfregio della segnaletica è rivelatore di una mentalità, di una cultura della sfida alle regole perché tanto è dimostrato che a piegarsi sono le regole e non i trasgressori. L’episodio, giustamente stigmatizzato dal sindaco Raggi, indignata per tanta protervia, va preso come trampolino per un ripensamento complessivo dello stato di manutenzione della segnaletica: la segnaletica è il biglietto da visita permanente verso i turisti, la voce sempre disponibile per orientare, in certe capitali vengono addirittura indicati i minuti a piedi da un punto all’altro. A Roma, la segnaletica risente del degrado generalizzato, immersa nella giungla di cartelli, insegne, indicazioni, anche le targhe che pure lodevolmente forniscono informazioni sui monumenti, sono assai spesso inservibili, trascurate, illeggibili. 
E qui si torna, purtroppo, al tema tante volte dibattuto, quello dei controlli: è evidente che non bastano, che sono inefficaci, che serve un cambio di passo imponendo il rigore di condizioni che sono utili a tutti e di cui tutti si avvantaggerebbero se adeguatamente rispettate. Cancellare una scritta selvaggia deve servire anche per capire che l’offesa alla città, quella no, non si cancella.
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