Il ruolo della Bce/ Cosa serve all’Europa per rilanciare la crescita

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Giovedì 16 Novembre 2023, 00:00

Queste sono le carte e con queste si deve giocare, era solito dire un grande governatore della Banca d’Italia, Donato Menichella: l’immagine ritorna a proposito delle stime e dei dati sull’inflazione e sulla crescita nell’Eurozona e in Italia che suscitano speranze, ma anche preoccupazioni. Ciò, però, non significa che bisogna arrendersi, come se si trattasse di dati che segnalino prospettive ineluttabili. Si dovrebbe ricordare, invece, l’einaudiano “sta in noi”, in questo caso nel reagire e nel programmare.

Nell’Eurozona, secondo le previsioni della Commissione Ue , l’inflazione - che a ottobre è scesa al 2,9 per cento - è stimata, per il 2023 e il 2024, nell’ordine, al 5,6 e al 3,2 per cento. La crescita è invece prevista rispettivamente dello 0,6 e dell’1,2 per cento. In Italia, l’inflazione a ottobre cala all’1,7 per cento e quella acquisita per l’anno è pari al 5,7 per cento, mentre la crescita, secondo le previsioni europee, si attesta allo 0,7 per il 2023 e accelera modestamente allo 0,9 nel 2024. In parte, sono cifre che riportano al 2021. Alla riduzione dell’inflazione hanno concorso, in particolare per l’Italia, la riduzione dei prezzi dell’energia e, parzialmente, di quelli alimentari che hanno influito pure sul cosiddetto carrello della spesa. Come impulso, quale “primum movens”, ha evidentemente agito la politica monetaria restrittiva insieme con altri fattori che hanno riguardato il lato dell’offerta. 

A fronte di questo quadro, a motivo del rallentamento dell’economia, cala la domanda di prestiti bancari, che nello scorso mese sono scesi del 3,6 per cento, e sale il costo dei nuovi mutui (a ottobre, i tassi medi sono al 4,37 per cento). In sostanza, una terapia che ora sta diventando eccessiva, quella monetaria, contribuisce alla riduzione dell’inflazione, ma anche a una crescita assai modesta e aumenta gli oneri per i finanziamenti a famiglie e imprese. E’ una sorta di bilanciamento tra il “meno” e il “più” che non può durare a lungo.

Finora, con le diverse leve si è agito, per così dire, con una terapia per “sedare dolorem”, lenire le conseguenze delle diverse crisi. Ora si dovrebbe aprire una fase nuova. La politica monetaria, considerato che le politiche economiche e di finanza pubblica stanno facendo la loro parte e, per l’Italia, si ribadisce dal Ministro Giorgetti la responsabilità che la ispira nonchè la concentrazione sulla sostenibilità del debito, e che non vi è di certo una pericolosa spinta salariale verso l’aumento dei prezzi, allora, accanto alla tempestiva attuazione di misure strutturali quali quelle previste per le diverse scadenze del Piano nazionale di ripresa e resilienza, deve essere la politica monetaria ad adattare la sua impostazione alla nuova situazione. Dopo la pausa nell’accentuazione della linea restrittiva, è necessario tastare il terreno per scegliere le prossime mosse. Nella politica dei tassi e della liquidità occorrono segnali di allentamento, calibrato quanto si voglia. Ipotizzare, come ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde, l’immutabilità del livello del costo del denaro per i prossimi due trimestri non solo è un’inversione a “U” rispetto alla linea del ripudio della “forward guidance” e della scelta delle decisioni “meeting per meeting” finora seguita e sbandierata, ma anche un’astrazione incomprensibile da quanto sta avvenendo, nonché l’anticipazione di decisioni che dovranno invece essere assunte dal Consiglio direttivo, a cominciare dalla seduta del 14 dicembre. Fondamentale sarà poi la pronta attivazione, all’occorrenza, dello “scudo” a protezione della trasmissione della politica monetaria con l’acquisto di titoli pubblici. Sarebbe, soprattutto, l’ora di promuovere un raccordo tra politica monetaria, politica economica e di finanza pubblica e politica dei redditi. Insomma, non ci si può limitare a prendere atto dell’accaduto, anche in previsione di imminenti scadenze istituzionali che riguardano tutti e che esigerebbero ampie convergenze politiche, sociali ed economiche. 

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