Riccardo Valletti (SAIHUB): “i nostri esperti AI senza vision e investimenti non vanno da nessuna parte”

Riccardo Valletti (SAIHUB): “i nostri esperti AI senza vision e investimenti non vanno da nessuna parte”
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Mercoledì 26 Luglio 2023, 14:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 09:00

Lo scorso 3 luglio a Siena, gli esperti di intelligenza artificiale si sono incontrati in occasione della Siena Artificial Intelligence HUB. Ospite d’onore è stato Yann LeCun insignito dall’Università di Siena della laurea ad honorem. Delle tematiche al centro della giornata e dei temi relativi all’AI, ne parliamo con Riccardo Valletti, Ceo di SAIHub

La rete SAIHUB si rivolge sia alle aziende, verso le quali è in continua espansione e interlocuzione costante, che ai poli universitari; quello dell’Università di Siena è un contesto formativo di ricerca prestigioso, che fonda le sue radici su una lunga tradizione, in grado di competere con i maggiori punti di riferimento accademici, non solo in Italia ma anche all’estero.

La SAICONFERENCE non è però un evento solo accademico in quanto promuove lo scambio di idee e contatti tra aziende interessate ai temi di AI, innovazione, etica e non solo, fornendo momenti dedicati ad attività di networking e confronto one to one, insieme ad aperitivi, workshop, tavole rotonde e keynote speech, uno showcase di casi di installazione e d’uso di AI nel business. A seguito dell’evento, ci siamo confrontati con Riccardo Valletti, Ceo di SAIHub.

Quali sono i temi di discussione sui quali vi siete concentrati maggiormente e perché?

L’evento ha scelto due parole chiave che secondo noi hanno la priorità: etica e futuro. La prima riguarda la pervasività dell’Intelligenza Artificiale: c’è tanto lavoro in corso non solo dal punto scientifico ma anche giuridico per cercare di andare avanti con il progresso senza però dimenticare le tutele. Rivolgendoci al mondo delle imprese, volevamo comprendere cosa significasse il rispetto dell’etica applicato al mondo aziendale. Come anche sottolineato da Yann LeCun (vicepresidente e capo del team AI di Meta e Premio Turing ndr) nel suo keynote “non possiamo evitare di prendere in considerazione la valenza etica di determinate scelte, quando queste sopratutto incidono sulla vita personale e sociale”. L’etica deve essere una risorsa, e non un limite, nel guidare l’ingegneria dell’interazione. Per quanto riguarda la seconda parola chiave, futuro, ci interessa comprendere dove porteranno tutti questi investimenti e la corsa all’accaparramento di risorse. Anche riguardo questo aspetto LeCun ha fatto un intervento dirimente: “le aziende di oggi fra dieci anni dovranno competere con aziende native dell’Intelligenza Artificiale e dovranno capire con chi avranno a che fare”. Per questo è fondamentale essere preparati.

I vostri interlocutori afferiscono a quali ambiti, che tipo di relazioni avete costruito finora e in che direzione vorreste ampliarle?

L’ecosistema SAIHUB è di due livelli: uno di tipo istituzionale che riguarda la Fondazione SaiHub che al suo interno ha rappresentanze dell’Università di Siena, Fondazione Monte dei Paschi, LifeScience e Confindustria, e in questo ambito, lavoriamo per divulgare l’AI in tutti gli ambiti della società civile. Sopratutto ci occupiamo di attività per i giovani, summer school rivolte agli adolescenti, borse di studio per dottorati e/o corsi di laurea in Intelligenza Artificiale. La formazione è indispensabile, abbiamo bisogno di tutti i gradi di competenze, dalla tecnica, all’ingegneria, al modellatore di algoritmi, a chi studia l’interazione uomo-macchina, fino alle nuove figure di prompt engineering.

Facendo tuttavia attenzione a tutti i bias e pregiudizi che portiamo con noi, altrimenti l’AI amplifica i nostri errori piuttosto che superarli. Il secondo livello invece, comprende le 26 aziende con le quali ci interfacciamo e che è in espansione. Si tratta di un consorzio che si occupa di progetti di ricerca e sviluppo in maniera congiunta e/o attività di business, una sorta di industria dell’AI per la quale partecipiamo attivamente e collaboriamo nell’ottica di una strategia condivisa.

Che tipo di azioni di divulgazione auspicate affinché l’AI possa fungere da strumento complementare per la salute e il benessere senza che venga, erroneamente, considerato invece come sostitutivo della ricerca umana?

La convinzione che l’AI sostituisca l’uomo è una visione piuttosto miope. I medici che usano l’intelligenza artificiale hanno una maggiore capacità di intervento, più rapida, più precisa. I cosiddetti “agenti autonomi” saranno degli assistenti intelligenti che completeranno le nostre abilità. E questa trasformazione interesserà non solo gli ambiti scientifici, ma anche per esempio quelli del design, in cui sono ingenti gli sviluppi tecnici, oppure quelli dell’ambito artistico culturale…L’uomo dunque non viene sostituito, al contrario, si trasforma in qualcosa che da solo non riuscirebbe ad essere.

Dal vostro osservatorio, come si colloca l’Italia rispetto alla dimensione internazionale in materia di sperimentazione sull’AI?

Le università italiane sono eccellenti, lo dico senza campanilismi, dall’Università di Siena al Politecnico di Milano. Il mercato dell’AI corre velocissimo: 500mln di euro il valore complessivo dell’industria dell’AI, un numero inferiore a quello che sarebbe potuto essere se fossimo partiti in tempo, tuttavia è un incremento in accelerazione non lineare, che raddoppierà entro quest’anno. L’aspetto dolente è però la mancanza di player e di visione che possiedono invece mercati più sviluppati come quelli americani o cinesi. Al momento non abbiamo un’industria europea autonoma in AI, per questo abbiamo bisogno di consorziarci per non essere dei sudditi tecnologici. Dal punto di vista esecutivo, siamo al top per quanto riguarda la qualità dei nostri professionisti ma senza vision, non andiamo avanti. Scontiamo già un ritardo di dieci anni rispetto all’investimento economico finanziario e a una regolamentazione normativa, speriamo di non accumularne di ulteriore.

Lucia Medri

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