Imprese femminili più affidabili e meno rischiose (53%). Il “caso” YPT di Valentina Righetti

Imprese femminili più affidabili e meno rischiose (53%). Il “caso” YPT di Valentina Righetti
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Venerdì 4 Agosto 2023, 14:00 - Ultimo aggiornamento: 4 Settembre, 07:00

Imprenditoria femminile nel settore del fitness, il caso delle start up come incubatrici di idee e anche di successo. Intervista a Valentina Righetti, CEO di Your Personal Trainer

Secondo il Report sul Fondo di Garanzia 2022, si è assistito a un aumento del 22% delle imprese femminili che risultano essere meno rischiose rispetto a quelle gestite da uomini. Infatti, più della metà delle aziende guidate da donne, quasi il 53%, presenta un rischio di fallimento minimo o inferiore alla media, come sottolinea lo studio Cribis. In questo contesto, il caso di Your Personal Trainer, startup di fitness fondata da Valentina Righetti, costituisce di certo un esempio significativo, se consideriamo inoltre che il comparto fitness è ancora prettamente maschile. In più, lo scorso anno, WeSportUp, il programma dedicato a sport & benessere parte della Rete Nazionale Acceleratori di CDP Venture Capital, ha selezionato YPT nel primo batch di accelerazione, il secondo batch invece è iniziato lo scorso mese a luglio e, insieme a Wylab, Sport-Tech Incubator, prenderà parte al prossimo aumento di capitale della startup romana, previsto nei prossimi mesi.

Guardando alla distribuzione dei ruoli nel settore, il gender gap è ancora più evidente: il 47 % degli uomini ricopre un ruolo di leadership, mentre le donne sfiorano solo la percentuale dell’11%. Circa il 70% dei proprietari dei centri è uomo e, in base alle rilevazioni di Unioncamere, Infocamere, Movimprese, nel Lazio su 499 palestre solo 152 sono gestite da donne. Uno scenario che viene ampiamente confermato dalle ultime stime Istat sull’occupazione: le donne, infatti, nel mondo del lavoro sono ancora assai penalizzate, con una presenza lavorativa del 55% contro il 74% degli uomini.

Abbiamo intervistato Righetti chiedendole un commento in merito alla sua esperienza e quali dovrebbero essere le facilitazioni di accesso per intraprendere una carriera da imprenditrice nel nostro paese.

Quella dell’imprenditoria è stata una strada voluta o imboccata per una serie di casualità e/o opportunità di carriera?

Ho iniziato a lavorare nel mondo del fitness prima come stagista, poi sono diventata Social Media Manager e poi Responsabile Marketing. Ho avuto la fortuna di iniziare in una realtà molto piccola ma in forte cresciuta che mi ha permesso di essere a contatto coi founder dell’azienda e comprendere da vicino il mondo imprenditoriale.

In più, nasco all’interno di una famiglia in cui mia madre da sempre ha ricoperto il ruolo dell’imprenditrice, quindi sono cresciuta con l’idea dell’indipendenza e autonomia femminile e la possibilità di realizzarla.

Cosa consiglierebbe a una giovane studentessa che uscita dall’università vuole intraprendere il percorso dell’imprenditoria?

Oggi c’è grande fermento nell’universo delle start up, ed è lì che consiglierei di iniziare, come feci io, del resto. Lavorare in un contesto simile, anche se da dipendente, favorisce una formazione in management molto approfondita proprio perché sono realtà piccole, che permettono di sbagliare e quindi di crescere, ma estremamente accelerate, delle “palestre del management”. In più permettono di lavorare in coesione con il team e mettere a frutto le singole expertise.

Quali difficoltà ha incontrato e quali pensa siano le modalità di accesso che dovrebbero essere facilitate?

Una delle difficoltà più grandi è la burocrazia, uno scoglio che limita molto l’imprenditoria giovanile, quindi la semplificazione dovrebbe essere sempre l’obiettivo verso il quale tendere. Per quanto riguarda le risorse, bisogna ammettere che negli ultimi anni sono stati stanziati ingenti fondi, soprattutto riguardo i finanziamenti all’imprenditoria femminile.

Qual è la sua visione sul suo lavoro oggi e come è cambiata?

Iniziare come dipendente fino a diventare CEO di un’azienda è sicuramente un grande passo, soprattutto per l’impegno profuso. Per me è importante saper cogliere le opportunità: il periodo di crisi vissuto durante il lockdown, è servito come stimolo per ripensare alcuni aspetti del mio lavoro, innovandoli e adattandoli a una situazione passeggera certo ma che poi ha contribuito a portare dei cambiamenti strutturali. Osservando i trend di mercato abbiamo infatti implementato delle soluzioni più personalizzabili e su misura per i nostri clienti.

Lucia Medri

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