COVIP, rendimenti fondi pensione: solo l’azionario batte il TFR

COVIP, rendimenti fondi pensione: solo l’azionario batte il TFR
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Venerdì 3 Novembre 2023, 11:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 08:00

Aggiornamento terzo trimestre 2023 di Covip: posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari di 10,6 milioni, il 3% in più rispetto alla fine del 2022

I rendimenti dei Fondi pensione continuano a perdere il confronto con il TFR, tranne quelli a maggiore contenuto azionario. Nell’aggiornamento del terzo trimestre 2023 fornito da Covip emerge che tutte le tipologie di forme pensionistiche e di comparti registrano in media risultati positivi, in particolare nelle gestioni con una maggiore esposizione azionaria. Per i comparti azionari si riscontrano rendimenti in media pari al 4,5% nei fondi negoziali, al 5,5% nei fondi aperti e al 6% nei PIP. Per le linee bilanciate i risultati sono in media del 2,1% nei fondi negoziali, 2,2% nei PIP e 3% nei fondi aperti; più contenuti sono i rendimenti dei comparti obbligazionari e garantiti, in media tra l’1 e il 2%.

Valutando i rendimenti su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale, nel periodo di dieci anni che va da inizio 2013 ai primi nove mesi del 2023, i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 5% per tutte le tipologie di forme pensionistiche; per le linee bilanciate, i rendimenti medi vanno dall’1,8% dei PIP di ramo III, al 2,7% dei fondi negoziali e al 3% dei fondi aperti. Viceversa, le linee garantite e quelle obbligazionarie pure mostrano rendimenti medi vicini allo zero o di poco superiori; le gestioni separate di ramo I dei PIP, che contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato, ottengono un rendimento dell’1,9 per cento. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,4 per cento.

Alla fine del terzo trimestre del 2023, le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono 10,6 milioni, il 3% in più rispetto alla fine del 2022.

A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di 9,515 milioni (+3%). Nei fondi negoziali si registrano 188.000 posizioni in più rispetto alla fine dell’anno precedente (+4,9%), per un totale che sfiora i 4 milioni. Gli incrementi più alti nel numero delle posizioni continuano a registrarsi nel fondo rivolto al settore edile (+86.700), destinatario dell’adesione contrattuale di lavoratori attraverso il versamento di un contributo, ancorché di importo modesto, a carico del solo datore di lavoro, e nel fondo del pubblico impiego (+28.900 posizioni), per il quale è attiva l’adesione anche tramite silenzio-assenso per i lavoratori di nuova assunzione.

Le risorse destinate alle prestazioni a fine settembre del 2023 totalizzano 215 miliardi di euro rispetto ai 205 miliardi di dicembre 2022. Poco più della metà dell’aumento è dipeso dal miglioramento dei corsi dei titoli in portafoglio; l’incremento residuo è dovuto ai flussi contributivi al netto delle uscite. L’attivo netto è di 64,5 miliardi di euro nei fondi negoziali, in crescita del 5,6% rispetto a dicembre; esso si attesta a 30,3 miliardi nei fondi aperti e a 48 miliardi nei PIP, rispettivamente, il 7,9 e il 5,4% in più nel confronto con la fine dell’anno precedente. Nel corso dei primi nove mesi del 2023 i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP sono stati pari a 9,8 miliardi di euro, con una crescita del 6% rispetto al corrispondente periodo del 2022.

Marco Barbieri

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