Come funziona oggi
La norma era stata introdotta lo scorso anno insieme al prepensionamento per “convincere” più persone possibile a non usare lo scivolo per la pensione, a fronte del riconoscimento di una retribuzione più alta del 9,19 per cento, pari cioè alla quota di contributi a carico del lavoratore.
Un incentivo più appetibile per chi ha redditi superiori ai 35 mila euro, visto che sotto questa soglia i contributi sono già stati ridotti aumentando le buste paga (del 7 per cento per i redditi fino a 25 mila euro e del 6 per cento per quelli tra 25 e 35 mila euro).
La misura in pratica prevede che il datore di lavoro versi in busta paga, invece che all’Inps, i contributi previdenziali a carico del dipendente. Piccolo sacrificio: quest’ultimo quando deciderà di andare in pensione riceverà un assegno previdenziale un po’ meno generoso. Per quanto riguarda i tempi di erogazione dei pagamenti, l’Inps ha precisato che «i lavoratori che hanno presentato la domanda di rinuncia dell’accredito contributivo entro il 31 luglio, avendo perfezionato i requisiti di accesso alla pensione anticipata flessibile entro tale data, hanno facoltà di chiedere che la rinuncia produca effetto a decorrere dalla prima decorrenza utile di quota 103».