Fisco, sanatorie libere per i Comuni. Sconto "fedeltà” sull’Imu. Come funziona

Tasse locali ridotte del 5% a chi accetta di pagarle con addebito in conto corrente

Fisco, sanatorie libere per i Comuni. Sconto "fedeltà” sull’Imu. Come funziona
di Andrea Bassi
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Venerdì 29 Settembre 2023, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 08:27

Uno sconto del 5 per cento sui tributi locali, a partire dall’Imu, per chi accetta di pagare le tasse con un addebito diretto sul conto corrente bancario o su quello postale. Una sorta di “premio fedeltà” ai contribuenti. La novità è contenuta nella bozza di decreto legislativo chiamato ad attuare il pezzo della riforma fiscale del vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, relativa ai tributi locali.

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L’articolo 30 del provvedimento prevede la possibilità di versare le tasse ai Comuni attraverso l’addebito diretto in conto.

Agli enti locali viene data la possibilità, con un proprio regolamento, di ridurre del 5 per cento «l’entrata» fino ad un massimo di 1.000 euro per «i contribuenti che autorizzano l’addebito diretto sul conto corrente bancario o postale». Si tratta di una misura che va nella direzione tracciata dalla delega, ossia quella di prevedere dei meccanismi “premiali” per i contribuenti che adempiono correttamente e tempestivamente al proprio dovere. 

Fisco, sanatorie libere per i Comuni 

Ma non è l’unica novità del testo messo a punto da una delle tredici commissioni tecniche costituite da Leo per attuare la riforma fiscale. I sindaci dei Comuni avranno mani libere per decidere autonomamente su eventuali sanatorie di cartelle e multe. A prevederlo è l’articolo 3 della bozza di decreto, dedicato proprio alle «definizioni agevolate». Il provvedimento assegna la facoltà ai Comuni di approvare delle «definizioni agevolate» che prevedano la riduzione dell’ammontare dei tributi, l’esclusione o la riduzione degli interessi e delle sanzioni per chi, entro un termine non inferiore a 60 giorni, adempia al pagamento di tasse non versate in precedenza. 
Le sanatorie potranno riguardare tutti i tributi degli enti locali. Ma ci saranno dei paletti che i sindaci dovranno rispettare prima di decidere se effettuare o meno un condono. Il primo è che ci siano delle «esigenze straordinarie» in modo da non compromettere l’ordinaria attività di riscossione. Le sanatorie poi, dice il decreto, dovranno «essere limitate a casi eccezionali». E dovranno anche essere «circoscritte» nella durata temporale. Ma soprattutto non potranno mai prevedere la cancellazione totale del credito dell’ente. Questo significa, per esempio, che le cartelle non potranno essere cancellate senza alcun pagamento, come avvenuto per esempio con la Legge di Bilancio 2023 che ha previsto la cancellazione automatica di tutti i debiti fino a 1.000 euro risultanti dai singoli carichi affidati ad Agenzia delle entrate-Riscossione, dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015. 


Il decreto poi prova anche a rilanciare il contributo dei Comuni alla lotta all’evasione fiscale. E lo fa prevedendo che l’80 per cento delle somme riscosse grazie alle “segnalazioni” degli enti locali, venga riversato nei loro bilanci. Fino ad oggi questa soglia è stata del 50 per cento, ma nonostante questo non ha prodotto risultati rilevanti. Ai Comuni, inoltre , viene data la possibilità di subordinare il rilascio di licenze, di concessioni, e di autorizzazioni, alla verifica dell’eventuale esistenza di irregolarità definitivamente accertate relative al pagamento di tributi comunali.


LE SEMPLIFICAZIONI
In altri termini chi non è in regola con il versamento dei tributi potrebbe vedersi non rinnovata una licenza o una concessione. Il provvedimento interviene anche sui tributi regionali, come per esempio il bollo auto, introducendo anche in questo caso delle semplificazioni normative. Intanto ieri Leo ha spiegato, intervistato da Bruno Vespa, che combinare il taglio del cuneo fiscale con la nuova Irpef a tre aliquote, con l’abbassamento dell’aliquota Irpef dal 25 al 23% per il secondo scaglione di reddito (da 15mila a 28mila euro), può tradursi in benefici in busta paga mensile che va da un minimo di 22 euro per i redditi superiori a 35mila fino a 120 euro per i redditi di 35mila euro. Il dato era già emerso dalle simulazioni formulate dalla Fondazione nazionale dei commercialisti per Il Messaggero, e che sono state confermate dal viceministro dell’Economia. Leo ha anche frenato sui condoni. «Abbiamo sempre detto», ha spiegato, «che condoni è una parola che noi non vogliamo sentire. Tanto è vero che nell’ultima legge di bilancio noi abbiamo introdotto una tregua fiscale che è cosa ben diversa, significa pagare l’intera imposta, poi abbiamo ridotto il carico delle sanzioni e abbiamo dilazionato il pagamento del tributo».
 

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