L'economia rallenta. E il governo ne prenderà atto nella Nadef, la nota che aggiornerà il Documento di finanza approvato ad aprile. Ma per confermare il taglio dei contributi per i redditi fino a 35 mila euro ed evitare che da gennaio le buste paga dei dipendenti subiscano una decurtazione, il governo sarebbe intenzionato ad usare ancora la leva del deficit per almeno 8-10 miliardi. I numeri finali si conosceranno solo oggi, perché il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti porterà al tavolo del consiglio dei ministri più ipotesi. Ma alcune certezze ci sono. La prima è che la crescita quest'anno si fermerà sotto l'1 per cento stimato ad aprile, probabilmente allo 0,8 per cento. Il deficit invece, salirà oltre il 5 per cento (verso il 5,3-5,4 per cento probabilmente), anche per tenere conto delle maggiori spese per il Superbonus. Ieri Eurostat ha confermato che per il 2023 i costi extra dell'incentivo alle ristrutturazioni edilizie, potranno essere contabilizzati interamente durante quest'anno. Ma ha anche avvertito che per il 2024 bisognerà attendere una nuova decisione. E se la contabilizzazione dovesse cambiare ancora, il deficit sarà "rispalmato" su tutti gli anni a partire dal 2020.
La parte più rilevante della Nadef comunque, riguarderà le previsioni per il prossimo anno. Sono quelle che determineranno gli spazi di manovra a disposizione del governo per finanziare la prossima legge di Bilancio. Il Pil "tendenziale", ossia la velocità di marcia dell'economia italiana senza interventi del governo, verrà ridotto dall'1,4 per cento previsto nel Def di aprile all'1 per cento. Questo dovrebbe far salire il deficit "tendenziale" dal 3,5 per cento ad un livello leggermente inferiore al 4 per cento. Una delle proposte che arriveranno sul tavolo del consiglio dei ministri di oggi, sarà quella di far salire l'asticella del deficit "programmatico" fino al 4,3 per cento.
L'altro numero che finirà sotto la lente degli investitori internazionali è quello del debito pubblico. Il prossimo anno il passivo era previsto in discesa dal 142,1% al 141,4%. Un taglio di soli 7 decimi di punto, ma abbastanza per tranquillizzare i mercati sul percorso discendente intrapreso dal governo. Con il deficit in salita sarà possibile mantenere questo trend? In realtà l'obiettivo sarebbe a portata di mano grazie alla revisione del Pil pubblicata dall'Istat nei giorni scorsi, che ha rivisto al rialzo la crescita degli anni passati. Se il Pil aumenta in valore assoluto, il debito in percentuale del prodotto interno lordo si riduce. Basterà a tranquillizzare i mercati? Ieri lo spread tra Btp e Bund tedeschi a 10 anni è salito. Il differenziale ha concluso la seduta sui mercati telematici a 193 punti base rispetto ai 186 dell'avvio. Si tratta del massimo dallo scorso metà marzo. In un clima di tensione per i bond europei, ma con particolare incidenza sui titoli italiani, il rendimento del Btp è balzato al 4,73%, sui livelli di fine 2022.
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