A maggio l'inflazione in Italia è salita fino al 6,9%, il dato più alto dal 1986. Una crescita sempre più preoccupante per famiglie e imprese, confermata ieri anche dai dati comunicati dall'Ocse. Secondo l'istituto di Parigi infatti già ad aprile i prezzi medi tra i 36 Paesi membri hanno registrato una corsa del 9,2%, contro l'8,8% di marzo. E sono soprattutto pasta, olio di semi e altri generi alimentari di prima necessità a trascinare i rialzi. L'indice dei prezzi alimentari infatti - specifica una nota dell'Ocse - «ha continuato a crescere fortemente per raggiungere l'11,5% in aprile, dopo il + 10% a marzo». Anche i prezzi dei servizi sono aumentati in 33 dei 36 Paesi Ocse, mediamente del 4,4% ad aprile dopo il 3,9% di marzo. Un'altra contraddizione non percepita dai consumatori riguarda la crescita dei prezzi alimentari e dei servizi che secondo l'Ocse - risulterebbe parzialmente compensata da un rallentamento temporaneo dell'aumento dell'energia: in aprile al 32,5%, cioè 1,2 punti in meno rispetto al mese di marzo. Ma questo debole rallentamento dei prezzi energetici è ormai ben lontano visto che già ieri in molte stazioni di servizio la benzina verde ha superato i due euro al litro.
I maggiori rialzi
Secondo i calcoli dell'organizzazione internazionale, l'inflazione è variata in modo diverso, con nove Paesi che hanno superato percentuali a due cifre (il peggio in Turchia ed Estonia) e cinque dove è diminuita (tra questi l'Italia).
Le altre impennate: energia elettrica +73,5%, olio di semi + 70,2%. Il gas aumenta del +66,3% rispetto a maggio del 2021, il gasolio per riscaldamento del +47,5%, Gpl e metano salgono del +43,6%. Nel comparto alimentare, oltre all'olio di semi, si registrano pesanti aumenti per burro (+22,6%), farina (+18,6%), pasta (+16,6%), ma costano molto di più anche il pollo (+13,8%), le uova (+12,3%) i gelati (+11,2%). Gi aumenti prima ancora di pesare sui consumatori, sono all'origine della crisi di molte aziende. «L'intera filiera agroalimentare è pesantemente colpita - rileva la Coldiretti, citando dati del Crea - con più di una azienda agricola su dieci in una situazione così critica da portare alla cessazione dell'attività» e «circa un terzo del totale nazionale si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell'aumento dei costi di produzione». In agricoltura, aggiunge Coldiretti, «si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio». Fortemente preoccupata è anche Confagricoltura. «Le dinamiche internazionali legate all'andamento meteo e alle difficoltà nelle esportazioni di grano e di altri prodotti a causa della guerra in Ucraina stanno generando forte tensione sui mercati», dichiara il presidente Massimiliano Giansanti.
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