Un aiuto sì, ma non sembrano la soluzione. Certo gli attesi incentivi per l’auto prenotabili dal 25 di maggio hanno marginalmente influito sulle vendite di maggio e, ancor più, daranno una boccata d’aria nei prossimi mesi. La crisi del settore, però, ha radici profonde. La transizione energetica ha scosso il settore. La pandemia e poi la guerra in Europa hanno fatto il resto. Per ultimo c’è stato l’aumento dell’energia e quello delle materie prime, condito con l’impennata dell’inflazione tornata in un lampo a mezzo secolo fa. Così, i costruttori, hanno preferito non spingere sul pedale dell’acceleratore. Risultato, nell’intero 2022, seguendo il trend attuale, più le 200 mila unità aggiuntive che dovrebbero essere garantite dagli ecobonus (si spera), saranno circa 1,35 milioni le vetture immatricolate nella Penisola, un calo quasi a doppia cifra rispetto ad un 2021 già parecchio fiacco. Tant’è.
Gli ecoincentivi hanno tutti un’anima ecologica, ma sono divisi in tre fasce.
I numeri parlano chiaro. In soli 6 giorni la terza fascia ha bruciato 136 milioni dei 170 stanziati per tutto l’anno, ne restano 34 chi finiranno al massimo la prossima settimana. Le altre 2 categorie, insieme, pur avendo una cifra disponibile più sostanziosa sono state prenotate per appena 29 milioni. Nell’ultimo mese le consegne totali sono -15% rispetto allo scorso anno e -38% rispetto al 2019 prima della pandemia. Il cumulato dei 5 mesi è ancora peggiore, sfiora una perdita del 25%.
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