Pesca a strascico vietata, scontro tra Italia e Unione europea: «A rischio duemila imprese»

Sollevazione bipartisan contro il nuovo Piano Ue: «Strategia da rivedere». Bruxelles prevede l’eliminazione entro il 2030: «Pratiche dannose per i fondali»

Pesca a strascico vietata, scontro tra Italia e Unione europea: «A rischio duemila imprese»
di Gabriele Rosana
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Sabato 24 Giugno 2023, 01:02 - Ultimo aggiornamento: 01:06

BRUXELLES Stavolta Patto di stabilità, Mes e Pnrr non c’entrano. E neppure case “green” e bando al motore a combustione. La nuova battaglia della maggioranza di centrodestra contro l’Europa è trainata dalla pesca a strascico. Nel giorno in cui - dalla Liguria alle Marche, dal Lazio alla Sicilia - le marinerie di tutta Italia si sono mobilitate contro la stretta Ue sulla pesca di fondo, il governo si è schierato con la protesta dei pescatori che dicono no a «un piano d’azione che ci porterà alla totale dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di prodotti ittici». 


Sul banco degli imputati finisce, per l’appunto, il piano Ue sulla pesca sostenibile che, presentato a febbraio dalla Commissione, prevede un’eliminazione graduale della pesca di fondo, come lo strascico, in tutte le aree marine protette entro il 2030, insieme ad altri obiettivi per aumentare la sostenibilità del settore.

Un’ambizione che, tuttavia, denunciano in coro le associazioni di categoria, imprese e sindacati, metterebbe a rischio oltre 2mila pescherecci e 7mila addetti ai lavori: nel nostro Paese - tra i primi della classe in Europa -, infatti, la pesca a strascico rappresenta il 20% della flotta e il 50% dei ricavi del comparto ittico. 


LA PROTESTA
«Giù le mani dalla pesca e dai pescatori italiani: la Lega è orgogliosamente al fianco dei lavoratori contro i nuovi divieti immaginati da Bruxelles», ha tuonato il vicepremier Matteo Salvini, mentre l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo dei conservatori - ieri alla protesta dei pescatori di Fiumicino -, hadenunciato «l’ennesima follia “green” che condanna l’Italia alla totale dipendenza dalle importazioni di prodotti ittici, non considerando il devastante impatto socio-economico sul settore». 


Da Genova, il collega dell’Eurocamera Marco Campomenosi, leghista, ha sostenuto che, a causa del piano della Commissione «troveremo sempre più sulle nostre tavole pesce proveniente da altri continenti, dove non ci sono regole e la risorsa ittica non è tutelata». Ma la levata di scudi, perlomeno in Italia, è bipartisan: martedì, infatti, la commissione Agricoltura di Montecitorio ha approvato all’unanimità, con i voti pure delle opposizioni, una risoluzione che boccia la strategia di Bruxelles, che va «profondamente rivista».


A chiarire che il piano Ue non è un testo legislativo vincolante e «non introduce un divieto di pesca a strascico», ma punta, semmai, a «prevenire che le aree marine protette subiscano l’impatto di pratiche dannose» era stato il commissario Ue all’Ambiente e alla Pesca Virginijus Sinkevicius, intervenendo alla plenaria dell’Europarlamento. Gli Stati Ue, secondo quanto spiegato dall’esecutivo di Bruxelles in occasione della presentazione del pacchetto, dovranno presentare una tabella di marcia entro il prossimo anno, a dimostrazione dell’impegno a «fare progressi sulla pesca sostenibile e la tutela degli ecosistemi, soprattutto nel Mediterraneo».


IL VERTICE
Proprio sul piano pesca sostenibile, i Ventisette dovrebbero approvare delle conclusioni alla riunione dei titolari dell’Agricoltura che inizia lunedì in Lussemburgo, ma negli ultimi mesi sono emersi diversi distinguo, in particolare tra i Paesi del fronte mediterraneo. In occasione del Consiglio “Agrifish” di marzo a Bruxelles, il ministro Francesco Lollobrigida aveva detto che attribuire alla pesca a strascico «l’esclusiva responsabilità del depauperamento dei fondali marini e delle risorse ittiche appare una semplificazione».

 

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