Partite Iva, concordato preventivo esteso a tutti: 2 anni senza verifiche a chi accetta l'accordo. Come funziona

Riguarderà 4 milioni di contribuenti, oggi è atteso il sì al decreto

Partite Iva, concordato preventivo esteso a tutti: 2 anni senza verifiche a chi accetta l'accordo. Come funziona
di Andrea Bassi
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Giovedì 25 Gennaio 2024, 00:06 - Ultimo aggiornamento: 10:16

È considerato uno dei tasselli fondamentali della riforma fiscale del governo Meloni: il concordato biennale preventivo. Un patto tra le Partite Iva e il Fisco che permetterà, per chi lo accetta, di non ricevere accertamenti per un biennio. Sul tavolo del consiglio dei ministri di oggi, arriverà il testo definitivo del provvedimento, riscritto dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, dopo il passaggio in Parlamento. E le novità non sono poche. La prima è che il “patto” con il Fisco sarà esteso a tutte le Partite Iva: i 2,5 milioni che già si trovano nel regime Isa, gli indici sintetici di affidabilità fiscale (una sorta di pagella del Fisco), e gli 1,7 milioni che invece sono nel cosiddetto regime forfettario, quello semplificato e tassato con l’aliquota piatta del 15 per cento. 

Nel nuovo testo del decreto attuativo della riforma, infatti, è stata eliminata la clausola che prevedeva un voto minimo, almeno 8, nelle pagelle fiscali per poter aderire al concordato.

Resta invece il secondo paletto, quello di non avere debiti tributari non pagati per importi superiori a 5 mila euro. Le Commissioni parlamentari avevano chiesto anche un’altra modifica del decreto al governo. Ossia che la determinazione del reddito proposta dall’Agenzia delle entrate alle imprese e alle Partite Iva, non fosse superiore di oltre il 10 per cento di quanto dichiarato nell’anno precedente. Questa richiesta non è stata accolta, anche perché l’intenzione è calcolare il reddito incrociando le banche dati e usando i nuovi algoritmi dell’Agenzia delle Entrate. Porre limiti avrebbe cristallizzato i redditi in essere. Evasione compresa. 

LA MODIFICA
Un’altra modifica introdotta riguarda i tempi per l’adesione alla proposta del Fisco. Inizialmente la data ultima per accettare o rifiutare il conteggio del reddito proposto dall’Agenzia, era il 31 luglio. Su richiesta dei commercialisti questa data è stata spostata, almeno per quest’anno, al 15 ottobre.A regime invece la scadenza sarà il 30 giugno. 

Ma quanto sarà “forte” lo scudo nei confronti del Fisco una volta accettato il concordato preventivo? Sarà sicuramente incisivo, ma non totale. Gli adempimenti fiscali dovranno comunque essere compiuti. L’Iva resterà fuori dagli accordi. E saranno possibili comunque gli accertamenti automatici. Nel caso in cui poi, l’Agenzia dovesse scoprire che il contribuente ha “nascosto” più del 30 per cento delle sue entrate, allora quest’ultimo decadrà dal concordato. Se questa è la via di uscita del Fisco dal patto, ce n’è anche una per il contribuente. Se gli affari dovessero andare male e dovesse registrare un crollo di almeno il 60 per cento del suo fatturato, potrebbe disdire il patto. 

Il decreto che sarà esaminato oggi in consiglio dei ministri, non si occupa soltanto del concordato biennale delle Partite Iva. Nel provvedimento un capitolo molto importante è dedicato all’accertamento tributario in generale. Si punta sempre di più a un dialogo preventivo con i contribuenti, soprattutto in fase di accertamento. Si impone una sorta di dialettica obbligatoria tra amministrazione e contribuente: prima di emettere un accertamento l’Agenzia delle Entrate dovrà confrontarsi con il contribuente. Quest’ultimo potrà aderire e dialogare anche subito. In presenza dell’adesione le sanzioni saranno dimezzate. 

E ci sarà un maggiore uso della tecnologia contro l’evasione:vengono riviste le norme per l’analisi preventiva dei comportamenti a rischio. Viene introdotta una revisione delle regole e per far questo c’è un riferimento esplicito all’intelligenza artificiale che servirà a stanare preventivamente i furbetti nel rispetto - si precisa - delle norma sulla privacy. Quali saranno i prossimi passi dopo l’approvazione di questo decreto? Lo ha spiegato ieri lo stesso Leo. «Nel mese di febbraio», ha spiegato il vice ministro padre della riforma fiscale, «porteremo altri due schemi di decreti legislativi sulle sanzioni e sulla riscossione».

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