Le licenze concesse dai licenzianti sono generalmente di natura non esclusiva, per aumentare il numero di prodotti di merchandising sul mercato e la copertura territoriale. Nike disegna e vende calzature e abbigliamento sportivo, anche per squadre di calcio e federazioni. Questi prodotti sono di solito contraddistinti dai marchi registrati dell’azienda, come il nome o il logo (lo Swoosh, letteralmente il “baffo” della Nike). Su altri articoli, i cosiddetti prodotti di merchandising sotto licenza, figurano invece solo i simboli di una squadra di calcio o di una federazione e non i marchi commerciali di Nike. In questi casi Nike agisce come licenziante dei Dpi e concede licenze a terzi, autorizzandoli a produrre e distribuire i prodotti: è proprio per questa sua attività di licenziante per la produzione e la distribuzione di merchandising che Nike è stata sanzionata dalla Commissione. Tra l’altro, la casa Usa ha imposto ai licenziatari una serie di misure che miravano a limitare le vendite al di fuori del territorio loro assegnato. Nike è arrivata anche a minacciare i licenziatari di revocare le loro licenze, se avessero venduto al di fuori del territorio di competenza. Il comportamento illegale della Nike è durato circa 13 anni, fino al 27 ottobre 2017, creando barriere all’interno del mercato unico, a scapito dei consumatori europei. La casa Usa ha collaborato alle indagini, pertanto ha ottenuto uno sconto del 40% sull’ammenda
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