Manovra, su le entrate, ma aumenta il debito. Fitch: fiducia all’Italia

Il gettito fiscale sale di 13,5 miliardi. Bene Irpef e Ires, meno accertament

Manovra, su le entrate, ma aumenta il debito. Fitch: fiducia all’Italia
di Andrea Bassi
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Mercoledì 16 Agosto 2023, 21:54 - Ultimo aggiornamento: 17 Agosto, 08:23

In vista della prossima manovra di bilancio, la si può considerare una buona notizia. Le entrate tributarie tengono. Salgono esattamente in linea con quanto aveva previsto il governo nel suo ultimo documento di economia e finanza approvato ad aprile. E intanto Fitch dà credito all’Italia. Ma andiamo con ordine. Nei primi sei mesi dell’anno il gettito delle tasse è salito di quasi 13,5 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Si tratta di 3,6 punti percentuali in più. Secondo le tabelle rese pubbliche ieri dal ministero dell’Economia, ad accelerare sono state soprattutto le imposte sui redditi, sia quelle delle persone fisiche che quelli delle imprese. Il gettito dell’Irpef è aumentato di 6 miliardi, il 6,6 per cento in più di un anno fa. Quello dell’Ires, l’imposta che pagano le imprese, è salito di quasi un miliardo (il 6,9 per cento in più su giugno del 2022). Anche il gettito Iva è cresciuto (due miliardi in più), anche se meno di quanto accaduto per le imposte dirette (in termini percentuali l’aumento è stato di soli tre punti). Un calo deciso, invece, lo hanno fatto registrare le entrate da accertamento e controllo, ossia il recupero dell’evasione fiscale.


I RECUPERI
Nei primi sei mesi del 2023 sono stati “recuperati” 662 milioni in meno rispetto all’anno precedente con un crollo del 10,1 per cento degli introiti. I minori incassi da controlli hanno riguardato soprattutto l’Irpef e l’Ires, le imposte che gravano direttamente sui contribuenti, siano essi famiglie o imprese. Mentre sono aumentati gli incassi da controlli sul versante dell’Iva. Ma i dati sulle entrate riportati in precedenza, che riguardano la cosiddetta “competenza giuridica”, ossia quanto dichiarato dai contribuenti, in realtà, si sono rivelati ancora più positivi se si va a guardare quanto effettivamente incassato dallo Stato.

Nei primi sei mesi di quest’anno, i contribuenti hanno effettivamente versato nelle casse pubbliche il 6,3 per cento in più di quanto versato un anno fa (circa 14 miliardi di euro di differenza).

In parte è dipeso dai conguagli dei dipendenti pubblici che hanno ricevuto lo scorso anno gli aumenti contrattuali. Ma in parte può essere frutto anche di una maggiore propensione a pagare le tasse. Il dato diffuso ieri dal ministero dell’Economia è esattamente in linea con quello rilasciato dalla Banca d’Italia nella sua consueta pubblicazione sul «fabbisogno e il debito». E proprio il debito pubblico viaggia verso nuovi record. Lo scorso giugno, ha fatto sapere Bankitalia, è aumentato di 27,8 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.843,1 miliardi. L’incremento riflette la crescita delle disponibilità liquide del Tesoro (14,2 miliardi, a 41,8), il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (12,3 miliardi), nonché l’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (1,3 miliardi).

 
IL DATO
La vita media residua del debito è rimasta elevata e stabile a 7,7 anni. La quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia invece è diminuita al 25,4 per cento (dal 25,8 del mese precedente), anche per effetto della riduzione degli acquisti tramite i programmi della Bce, mentre a maggio (ultimo mese per cui questo dato è disponibile) le quote di debito detenute dai non residenti e dagli altri residenti (principalmente famiglie e imprese non finanziarie) sono rimaste pressoché invariate al 26,5 e al 10,9 per cento rispettivamente. Un altro segnale di tenuta dell’economia italiana arriva intanto dall’agenzia di rating Fitch, che ha abbassato le sue proiezioni a medio termine sul Pil potenziale per le dieci economie sviluppate esaminate nel suo Global Economic Outlook trimestrale.

A fare eccezione, tuttavia, sono l’Italia e la Francia, per le quali Fitch ha alzato le stime di 0,1 punti percentuali, rispettivamente allo 0,7 per cento e all’1,2 per cento. Nel caso dell’Italia, spiega l’agenzia, il rialzo della stima è stato dovuto a un trend migliore negli investimenti. Le stime dei futuri tassi di crescita potenziale del Pil, spiega l’agenzia, sono state abbassate per Regno Unito, Germania e Giappone di 0,2 punti percentuali, rispettivamente all’1,2, 1,1 e 0,5 per cento. Ridotta anche la crescita potenziale degli Stati Uniti di 0,1 punti percentuali all’1,7 per cento.
 

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