Il governo cambia i vertici di Inps e Inail. Il presidente dell’Istituto nazionale di previdenza, Pasquale Tridico, e quello dell’Istituto nazionale delle assicurazioni sul lavoro, Franco Bettoni, saranno sostituiti da due commissari in attesa che la governance dei due enti venga cambiata. Il blitz è arrivato con una norma inserita nel decreto approvato ieri dal consiglio dei ministri. Lo scopo dichiarato del provvedimento che ha dato il via al commissariamento, è quello di uniformare la durata in carica, quattro anni anziché gli attuali cinque, di tutti gli organi di vertice, eliminando i disallineamenti. Un modo insomma, per far decadere il direttore generale nello stesso momento del presidente che lo ha nominato. Anche perché i prossimi vertici di Inps e Inail, in base alla riforma, avranno il potere di proporre al consiglio di amministrazione la nomina del direttore generale. Quest’ultimo sarà scelto con procedura comparativa di interpello, tra tutti i dirigenti della pubblica amministrazione, anziché tra i dirigenti interni o tra gli esperti della materia.
La riforma prevede inoltre l’eliminazione della figura del vice presidente.
IL PASSAGGIO
Sul commissariamento dei due enti si è subito scatenata la bagarre politica. Il responsabile economico del Pd, Antonio Misiani, ha bollato come «indecente» la scelta del governo di «mettere le mani» su Inps e Inail. I capigruppo di Senato e Camera del Movimento Cinque Stelle, Francesco Silvestri e Stefano Patuanelli, hanno parlato di «un doppio errore» perché in questi anni i vertici dei due enti «hanno operato nell’esclusivo interesse del Paese gestendo situazioni molto complesse come la pandemia». Il decreto approvato ieri dal governo tuttavia, non si è occupato soltanto dei vertici dell’Istituto nazionale di previdenza e di quello per le assicurazioni sugli infortuni. Nel testo del provvedimento è entrata (come anticipato dal Messaggero) anche la proroga delle scadenze per la rottamazione quater. Una misura che, in realtà, era già stata anticipata dal Tesoro in un comunicato del 21 aprile scorso (il cosiddetto “comunicato legge”).
Dunque arrivano due mesi in più per la rottamazione quater: la manifestazione della volontà di procedere alla definizione agevolata, spiega il comunicato del consiglio dei ministri, dovrà essere resa entro il 30 giugno 2023 (e non più entro il 30 aprile 2023) e potrà essere integrata entro la stessa data. Il pagamento dei debiti risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal primo gennaio del 2000 al 30 giugno del 2022 si potranno effettuare in unica soluzione non più entro il 31 luglio 2023, ma entro il 31 ottobre 2023 ovvero nel numero massimo di 18 rate, la prima e la seconda entro il 31 ottobre e il 30 novembre. In caso di pagamento rateale, inoltre, saranno dovuti, a decorrere dal primo novembre del 2023 (e non più dal primo agosto 2023), gli interessi al tasso del 2 per cento annuo. Il consiglio dei ministri ha previsto inoltre di posticipare al periodo di imposta 2023 (modelli di dichiarazioni 2024) l’invio telematico delle schede relative all’8, al 5 e al 2 per mille mantenendo le modalità di trasmissione (cartacea) per il periodo d’imposta 2022.
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