Questa esplosione dei prezzi colpisce indistintamente tutte le attività, anche se alcune eccellenze del nostro made in Italy rischiano molto più di altre. Settori che in questo momento stanno dando un contributo fondamentale alla ripresa economica del Paese, con livelli di vendite all'estero mai toccati in precedenza. Non sono poche, infatti, le realtà territoriali che dovranno fare i conti con i prossimi aumenti, con il risultato che per molte aziende sarà più conveniente spegnere i macchinari, si spera temporaneamente, che tenere gli impianti accesi.
Le difficoltà, fanno sapere gli artigiani di Mestre, sono già emerse in questi ultimi mesi, in particolar modo nei seguenti distretti produttivi: Cartario di Lucca-Capannori, Materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova, Metalli di Brescia-Lumezzane, Metalmeccanico basso mantovano, Metalmeccanico di Lecco, Piastrelle di Sassuolo, Termomeccanica Padova e Vetro di Murano. Come sappiamo, commentano dalla CGIA, le ragioni alla base dell'impennata dei prezzi, sono molteplici, anche se due, in particolar modo, ne hanno condizionato profondamente il trend di crescita in questa seconda parte dell'anno. In primo luogo, c'è il tema dell'acquisto delle quote di emissione di CO2 (il cui prezzo è quadruplicato negli ultimi mesi e, per almeno il 40 per cento, si sta scaricando sul costo dell'energia). In secondo luogo la fallimentare politica di approvvigionamento del gas naturale che ha mostrato molti limiti, facendo schizzare i prezzi di oltre sei volte rispetto ai primi mesi di quest'anno.
Auspicando che questa fiammata si esaurisca entro la prima parte del 2022, non può che essere affrontata con una misura tampone. Secondo l'Ufficio studi della CGIA, infatti, il Governo dovrebbe incrementate le misure già prese con la legge di Bilancio 2022, mettendo a disposizione delle imprese almeno 1 miliardo di euro al mese fino al prossimo mese di giugno.
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