Sulla salvaguardia dei posti di lavoro questo governo ha dichiarato di volersi spendere fin dall'avvio delle trattative, ma lo scorrere del tempo e le continue proroghe, oltre a erodere progressivamente le liquidità in cassa Alitalia, rischiano di ridurre i margini di azione aprendo uno scenario a metà tra offerte e condizioni. Due le principali variabili in gioco: la posizione di Atlantia, che al di là delle dichiarazioni ufficiali, quantunque veritiere, sull'assenza di qualsiasi coinvolgimento diretto alla cordata guidata da Fs, non è del tutto indifferente a quanto accade intorno ad Alitalia; il ruolo di Delta Airlines, che sta venendo allo scoperto attraverso canali confidenziali, inimmaginabile come partner industriale passivo e accondiscendente allo status quo operativo di Alitalia, e perciò destinato a fare valere un piano di riorganizzazione quadriennale tale da incidere sia sulla flotta che sul personale.
L'orientamento di Delta Airlines si rivelerà forse meno pesante della visione di Lufthansa, ma appare chiaro che, in quanto azionista di Air France di cui non potrà minare gli interessi, il vettore americano opera in un'ottica di sinergie di sistema sulle rotte intercontinentali, dove Alitalia peraltro in questa fase sta guadagnando consensi anche se ancora lontana da profitti.
Di certo, sul fronte dei collegamenti domestici nazionali, stante la posizione dominante di Ryanair, Delta Airlines non fa mistero di volere tagli radicali sulle rotte brevi, compensati dal concorso delle frecce Fs per l'intermodalità in connessione. Un piano possibile solo in un'ottica di medio termine, ma che richiede interventi sulle infrastrutture ferroviarie di servizio per adeguare l'accessibilità dell'alta velocità a uno hub come Roma Fiumicino.
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