Il “digital divide” quotidiano che allontana i cittadini dallo Stato e trasforma i diritti in doveri

Il “digital divide” quotidiano che allontana i cittadini dallo Stato e trasforma i diritti in doveri
di Marco Barbieri
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Mercoledì 6 Dicembre 2023, 10:43 - Ultimo aggiornamento: 7 Dicembre, 06:00

Il rischio di fare il passatista c'è sempre, quando si paventano i rischi di una digitalizzazione che sembra talvolta asimmetrica.

La cosa diventa anche peggio quando è il rapporto con le Istituzioni a essere digitalizzato. Un paio di esempi che solo in apparenza (speriamo) sono le disavventure dello scemo del villaggio digitale. Primo. Arriva a casa il bollettino della Tari . Lasciamo perdere la legittimità di pagare per un servizio percepito come inesistente, almeno a Roma. Fermiamoci, per questa volta, alla modalità del pagamento. Come accade ormai per ogni bollettazione pubblica c'è stampato il Qr-code. Si inquadra con lo smartphone, e si procede al pagamento. Non sempre. Sulla videata dell'home banking coincide tutto: la somma da pagare, la data di scadenza (rispettata), il codice utente, il numero del documento. Peccato che il pagamento non va a buon fine per un errore incomprensibile. Sulla schermata appare una dicitura che dice, mentendo, che i dati inseriti non sono corretti. Per fortuna che la tabaccheria è vicina. La loro postazione legge correttamente tutto e si può pagare. Solo con il sovrapprezzo del servizio prestato.

Secondo. Il commercialista deve inoltrare la dichiarazione dei redditi della mamma novantenne. Per fortuna che si è a debito. Nessuna somma da pagare. Ma per l'inoltro occorre lo Spid . Nome utente e password li ho conservati. Li comunicato al professionista che al telefono, mi chiede: « Sua mamma ha scaricato l'app di Poste? » . Scherza? No, non scherza. Per cambiare la password deve entrare nell'app. Io ho una vocazione digitale simile a quella di un orologio analogico. Mia mamma probabilmente non sa più nemmeno la distinzione tra l'uno e l'altro. Ma in questo caso non basta una tabaccheria che risolva “fisicamente” lo “gliuommero” (o gnommero, lasciatemi ostentare un po' di auliche citazioni di Gadda per attestare che si può essere lo scemo del villaggio digitale, pur avendo fatto buone letture). Occorrerebbe un caf o un patronato. E sotto casa non c'è. Giusto così? Forse. Il “ digital divide ” sembra un argomento fuori moda. Semplicemente ci siamo abituati a quella asimmetria tra cittadino e Stato che trasforma i diritti in doveri. 

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