Design, prime le Marche poi Friuli Venezia Giulia e Veneto. Export per 350 miliardi di euro in 14 filiere leader

Marco Granelli, presidente Confartigianato: all’interno di reti e collaborazioni c’è posto per tutti

Design, prime le Marche poi Friuli Venezia Giulia e Veneto. Export per 350 miliardi di euro in 14 filiere leader
di Alessandra Camilletti
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Mercoledì 5 Luglio 2023, 13:09 - Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 13:20

Prime le Marche, poi il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, quindi il Piemonte.

Sono le regioni dove maggiore è l'intreccio tra design e manifattura , dove più si concentrano le imprese manifatturiere a elevata intensità di design, i cui addetti, in Italia, rappresentano il 12,4 per cento degli addetti del totale economia. Le Marche sono al 22,1. Friuli Venezia Giulia e Veneto alle 19,2. Il Piemonte al 19. Economia dei territori. Anche in termini di export. E di occupazione. Economia anche del turismo, con il pensiero che corre all'attrattività dell'artigianato artistico (e dei borghi).

IL RAPPORTO

 L’Ufficio Studi di Confartigianato ha analizzato la propensione dei settori produttivi all’innovazione attraverso il design. Il rapporto delinea 14 filiere del Made in Italy che ne sono a elevata “contaminazione”: moda, bevande, legno e mobili, gomma e materie plastiche, vetro, ceramica, computer, elettronica e apparecchiature elettriche, macchinari, autoveicoli, altri mezzi di trasporto e altre manifatture tra cui gioielleria e occhialeria. Un perimetro dentro cui si muovono 187mila imprese, con un’elevata vocazione artigiana misurata da 114mila aziende, il 61 per cento. Si contano 2,1 milioni di addetti: quasi la metà, 984mila, lavora in 181mila micro e piccole imprese a valore artigiano. In particolare per legno, mobili, moda, tessile, abbigliamento e pelle, vetro e ceramica, occhialeria e gioielleria. Calcola lo studio che nelle 14 filiere si concentra il 56 per cento delle esportazioni del Made in Italy, pari nel 2022 a circa 350 miliardi di euro, il 18,3 per cento del Pil. Già, si fa presto a dire design. Disegno sì, ma su tutto ingegno. Ideazione e sviluppo di progetti e specifiche tecniche per facilitare l’uso, accrescere il valore, migliorare l’estetica dei prodotti.

Ma anche scelta di materiali, meccanismi di funzionamento, forme, colori, rifiniture esterne, efficienza, manutenzione, sostenibilità. Appeal. Qualche altro dato, per un quadro più complessivo, viene dal report Design economy 2023 di Fondazione Symbola, Deloitte Private e POLI.design: il design italiano conta 36mila operatori, 20.320 liberi professionisti e lavoratori autonomi e 15.986 imprese. Nel 2021 un valore aggiunto pari a 2,94 miliardi di euro con 63mila occupati.

IL VOLANO

 Un valore aggiunto anche per i territori. «C’è uno stretto collegamento tra sviluppo di imprese innovative, ad alta intensità di design, e numero di imprese e di addetti – sottolinea Marco Granelli, presidente di Confartigianato – Parlano i dati relativi alle tre regioni in testa alla classifica: le Marche sono forti dei distretti calzaturiero e mobile. Friuli Venezia Giulia e Veneto lo sono tra mobile e meccanica, occhialeria e calzature. E all’interno di reti e collaborazioni c’è posto per tutti. I territori che hanno già una vocazione produttiva settoriale hanno più possibilità di sviluppare design. Innovazione, modernizzazione, mercato su misura, creatività, sviluppo di nuovi marchi. Design non è solo disegno, significa spazi di mercato di successo». Una domanda che stimola l’offerta di 8.119 unità locali di imprese specializzate nell’attività di design, per 17.183 addetti. Si tratta soprattutto di fashion design spesso connesso a moda, gioielli, mobili e arredamento. E di design industriale. «Sono imprese specializzate al servizio di altre imprese. Figure imprenditoriali relativamente nuove che si inseriscono nelle filiere produttive oggi molto lunghe – sottolinea Guido Radoani, responsabile Sistema Imprese di Confartigianato – Il mercato diviene così globale anche per un piccolo artigiano». Il design per il rilancio dell’artigianato di qualità, peraltro il più intercettato dai turisti. «Ci stiamo lavorando: il design per sviluppare mercati e potenzialità dell’artigianato artistico, settore identitario, in stretta correlazione con il territorio, elemento di riconoscimento da parte di chi viene a visitare i paesi e nei borghi trova le botteghe», spiega Radoani. Sei disegnatori su dieci sono però difficili da trovare, ma le competenze del capitale umano – rimarca lo studio a firma di Enrico Quintavalle – rappresentano un fattore chiave di successo per un’attività professionale che sta affrontando le sfide dell’applicazione dell’intelligenza artificiale generativa alla creazione di modelli di design industriale. «È il tema dei temi per la manifattura, specie dove la modernizzazione è spinta – spiega Radoani – Ci sono settori ad alta intensità di innovazione nell’artigianato e i giovani questo dovrebbero coglierlo. Il laboratorio artigiano oggi è una realtà dove si lavora su macchine, con la programmazione informatica che va di pari passo con la produzione. I giovani possono entrare in ambienti innovativi, dove i dipendenti per gli imprenditori sono collaboratori, dove il su misura è chiave di lettura dell’artigiano di qualità». L’analisi dei dati rilevati da Unioncamere-Anpal dice che nel 2022 le imprese italiane hanno indicato 22.280 entrate di disegnatori industriali. In tutti i casi, hanno avuto un’importanza elevata le competenze digitali e nel 59,1 per cento dei casi, pari a 13.160 unità, di difficile reperimento. Si calcola che per l’inserimento di un potenziale designer servono 4,9 mesi di ricerca, contro una media di 3,9 mesi per le professioni tecniche. 

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