Petrolio, Iran pronto ad aumentare la produzione

Petrolio, Iran pronto ad aumentare la produzione
di Flavio Pompetti
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Domenica 5 Aprile 2015, 06:25 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 18:18
Un'ondata gigantesca di oro nero sta per riversarsi sul mercato. E' in arrivo dal Golfo Persico e dagli isolotti di Kharg, Lavan e Sirri, dove il governo iraniano è costretto a tenere all'àncora maxi petroliere con una capacità collettiva di 35 milioni di barili di greggio, che presto potrebbero mettersi in moto, invadere le piazze internazionali con un offerta a prezzo scontati, e sconvolgere ancora una volta il tormentato mercato del brent. Una delle conseguenze più importanti dell'accordo preliminare sul nucleare iraniano è la possibilità che dal 30 di giugno, data finale per la firma del trattato, vengano a scadere le sanzioni che hanno impedito al governo di Tehran di capitalizzare la risorsa più importante del paese: l'estrazione di petrolio.



IL TETTO

La produzione nazionale è scesa dai 2,5 milioni di barili al giorno del 2011 ai 1,1 milioni di barili dell'anno scorso, con una perdita enorme per l'economia nazionale. Gli iraniani sono ansiosi di tornare a pompare al ritmo del tempo precrisi, e il mese scorso in anticipazione del successo del negoziato a Losanna hanno estratto 2,85 milioni di barili al giorno, destinando ai magazzini gran parte dell'eccesso di produzione. Quando si è sparsa la notizia giovedì scorso dell'avvenuto accordo, il prezzo del brent sulla piazza londinese è sceso immediatamente sotto la soglia dei 55 dollari sulla quale si era assestato negli ultimi tempi, per poi risalire la china, quando si è scoperto che l'invasione sarà ritardata di almeno due mesi. Gli analisti prevedono in realtà che ci vorrà altro tempo per riattrezzare i pozzi, e cominciare ad investire nelle infrastrutture deteriorate dal boicottaggio. Nella migliore delle ipotesi la piena del petrolio iraniano arriverà all'inizio del 2016. La nuova offerta avrà sicuramente un effetto deflattivo sui prezzi, perché il mercato è saturo anche senza la disponibilità delle riserve più grandi del mondo, grazie alla super produzione americana e alla mancata adozione di misure protettive da parte dell'Opec.



L'unica incertezza tra i paesi produttori è la tensione in atto tra Arabia Saudita e Yemen, che potrebbe bloccare l'esportazione del greggio della casa di Saud. Se Riyadh riuscirà ad aggirare l'ostacolo e continuare a spedire le sue petroliere, l'intasamento del mercato sarà inevitabile.Buone notizie quindi ancora una volta per l'Europa, grande consumatrice di energia importata dall'estero, il cui prezzo potrebbe di nuovo scendere a partire dalla prossima estate, e pessime per i grandi estrattori, specialmente Russia e Venezuela, che dal petrolio e dal Gas dipendono in modo sproporzionato per alimentare le rispettive economie. Ripercussioni negative infine anche per gli Usa, dove gli estrattori di gas scisto fanno già una gran fatica a tenere dietro ai continui ribassi del prezzo del greggio, al punto da riflettere come abbiamo visto due giorni fa anche sui dati dell'impiego, in calo soprattutto nel settore energetico.l vincitore sicuro di queste dinamiche, sempre che l'accordo vada in porto come previsto a fine giugno, è l'Iran, dove la borsa che ieri era aperta, ha visto un'impennata dell'indice del 3%. L'ottimismo viene dai 24-30 miliardi di dollari di profitti che il petrolio promette di restituire a breve termine ad un paese che era arrivato in ginocchio, ma imbattuto, al tavolo della conferenza svizzera.