LE RISORSE
Questa operazione scatterebbe però solo in una seconda fase, con eventuale garanzia pubblica sull'inoptato. Il piano però ha molte incognite e ostacoli sul suo cammino. Innanzitutto le risorse di Atlante o Atlante2. Jp Morgan calcola che Atlante possa rilevare fra i 20 e i 50 miliardi di Npl e risolvere il problema del Monte, ma mancano all'appello oltre 3 miliardi perché Atlante ha in cassa solo 1,75 residui e gli istituti di credito già stressati per la risoluzione delle 4 banche e per altri oneri non vogliono mettere la differenza. Per questa ragione le risorse vanno cercate anche altrove e i riflettori vanno alla Cdp che in Atlante 1 era in posizione subalterna mentre qui potrebbe giocare un ruolo maggiore anche perché il secondo fondo non rileverebbe capitale ma strumenti finanziari. La Cassa resta pur sempre controllata dal Tesoro e garantire l'inoptato del Monte porterebbe lo Stato a essere azionista di maggioranza, seppure pro tempore, in caso l'aumento fosse snobbato dagli investitori.
Quanto alle possibili resistenze europee, il responsabile economico del Pd Filippo Taddei ha spiegato che sulla ricapitalizzazione di Mps «non ci sarà alcun veto perché l'articolo 45 della Comunicazione della commissione Ue sul settore bancario autorizza interventi dello Stato nel capitale delle banche in difficoltà, sospendendo il bail in e le conseguenze negative per gli obbligazionisti, quando sia a rischio la stabilità finanziaria del sistema. Le regole Ue sono spesso più avanzate di quanto non si dica». Polemico M5S, secondo cui «la creazione di un altro fondo Atlante per comprare una parte dei crediti in sofferenza di Mps non risolverà il problema, ma farà respirare le borse per qualche mese prima di un nuovo tracollo. Più passa il tempo, più il crack sarà devastante».