Via libera al piano energetico nazionale: spinta alle rinnovabili e addio al carbone

un impianto eolico
di Giusy Franzese
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Venerdì 10 Novembre 2017, 18:48 - Ultimo aggiornamento: 19:36
Gli obiettivi sono ambiziosi. E li ha speigati direttamente il premier Gentiloni subito dopo la firma del decreto interministeriale che dà il via libera alla Stategia energetica nazionale (Sen): «Portare le rinnovabili al 28% in generale entro il 2030 e al 55% nei consumi elettrici; carbone zero nel 2025 nella produzione di energia elettrica; coinvolgere i cittadini». Il piano, messo a punto da Mise e Ambiente,  prevede 175 miliardi per la crescita sostenibile, di cui 30 miliardi per reti e infrastrutture di gas ed elettriche, 35 per le fonti rinnovabili e 110 per l’efficienza energetica. Si tratta di investimenti addizionali al 2030, concentrati in settori ad elevato impatto occupazionale ed innovazione tecnologica attivati, appunto, grazie alla Sen.
Attraverso il piano il governo vuole anticipare e gestire il cambiamento del sistema energetico, facendo leva su competitività, sostenibilità e sicurezza. Una delle chiavi sarà l'uscita dal carbone. La Sen 2017 infatti prevede un’accelerazione dell’uscita completa dal carbone negli impianti termoelettrici nel 2025 e traccia la strada verso la decarbonizzazione totale, per raggiungere, rispetto al 1990, una diminuzione delle emissioni del 39% al 2030 e del 63% al 2050. Si punta alla riduzione dei consumi finali al 2030 di 10 Mtep; ad una quota del 28% di rinnovabili sui consumi complessivi e del 55% su quelli elettrici superando anche gli obiettivi Ue. Sono poi previsti interventi per nuovi investimenti sulle reti che garantiscano anche flessibilità, adeguatezza e una maggiore integrazione con l’Europa, diversificando anche le fonti e rotte di approvvigionamento del gas, per ridurre la dipendenza energetica dall’estero dal 76% del 2015 al 64% del 2030. Il target finale sarà - ha spiegato il ministro dello sviluppo Economico, Carlo Calenda - ridurre la dipendenza energetica del paese entro il 2030 a livello strutturale, perchè la dipendenza è il tallone d'Achille Italia».
Gentiloni è convinto:
«Nei prossimi 15 anni l'Italia sarà un Paese più efficiente e competitivo».
Attraverso il piano - ha insistito il premier - da una parte  il nostro sistema produttivo sarà più sostenibile sul piano ambientale e dall'altra più competitivo. Questi due aspetti una volta erano sembrati in contraddizione e diversi, oggi è evidente che c'è una coincidenza: lavorare per la sostenibilità non è solo un impegno per le prossime generazioni, ma lo facciamo anche pensando alla competitività del nostro sistema
».
«Per la prima volta - ha detto il ministro dell'Ambiente, Gianluca Galletti - l'ambiente è diventato un driver dello sviluppo. Questo lega indissolubilmente le tematiche di crescita e le tematiche ambientali. L'ambiente è visto non solo come conservazione, il Ministero dell'ambiente non come ministero del No ma dello sviluppo e della crescita». 
 
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