Solfaroli Camillocci (Enel Green Power): «Abbiamo carbone per tutto il 2022 e centrali pronte a girare al massimo»

Solfaroli Camillocci (Enel Green Power): «Abbiamo carbone per tutto il 2022 e centrali pronte a girare al massimo»
di Roberta Amoruso
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Giovedì 23 Giugno 2022, 14:47

La barra è dritta sulla transizione energetica e sulla strategia di decarbonizzazione. Ma l'emergenza chiama. E allora «Enel è pronta a sostenere il Paese mandando a pieno regime tutte le quattro centrali a carbone del gruppo». Luca Solfaroli Camillocci, responsabile della divisione Enel Green Power e Thermal Generation Italia, parla più volentieri di obiettivi raggiunti nella produzione di energia da rinnovabili che da fonti fossili. Ma ha ben chiaro il lavoro già alle spalle e quello da fare in una situazione straordinaria «per dare la risposta al Paese che dovesse servire» nei prossimi mesi alla luce dei tagli del gas russo. In gioco c'è da subito il risparmio di gas da destinare agli stoccaggi. Tenendo conto, però, che il carbone pesa davvero poco per il nostro Paese (circa il 4% del mix energetico, un quinto della Germania).

Solfaroli, il Comitato di emergenza sul gas ha sollecitato una misura per programmare acquisti prudenziali di carbone adeguati a un piano di massimizzazione delle centrali. Non è il massimo andare a caccia di un prodotto diventato improvvisamente prezioso in tutta Europa. Inoltre i prezzi sono triplicati. A marzo si sono raggiunti picchi di 500 dollari per tonnellata. Ora siamo a 400.
«In realtà ci siamo mossi con un anticipo di sei-sette mesi sull'approvvigionamento.

Si tratta di un lavoro complesso, che richiede competenze particolari e consolidate. Non tutti i carboni sono uguali, ogni centrale richiede la sua tipologia di prodotto coerente con la strategia di Enel puntata da anni alla riduzione dell'impatto ambientale. Poi è necessaria un'organizzazione logistica adeguata. È un lavoro che ha bisogno di tempo e di specialisti, ben più articolato dell'approvvigionamento di gas. Ma ora abbiamo contratti che coprono tutto il 2022 anche in scenari di produzione importante».

Cosa intende per produzione importante? Quanto carbone avete prenotato?
«Dipenderà dall'andamento della domanda, ma abbiamo già disponibili circa 8 milioni di tonnellate di carbone».

Non è cosa da poco visto che i prezzi sono triplicati rispetto a un anno fa.
«La distribuzione temporale aiuta anche nel poter sfruttare i picchi più convenienti al ribasso. Si può più facilmente mediare. Poi ci sono delle coperture che dipendono dal contesto. Ovviamente, esigenze troppo ravvicinate creano distorsioni nei costi».

Dove avete acquistato per sostituire le importazioni dalla Russia, che assicurava un prodotto particolarmente pregiato?
«Prevalentemente da Sudafrica, Indonesia e Colombia».

Si prevede un inverno difficile, si prospetta perfino un piano di razionamenti. Questo vuol dire dover mettere non poco fieno in cascina anche per l'inizio del 2023.
«Certo, stiamo lavorando anche per il 2023. Il tempo è una variabile importante per gestire a dovere la fase di scouting del prodotto, gli accordi commerciali, il trasporto via nave. Possiamo farlo agevolmente grazie a competenze e strutture dedicate. Ma manteniamo una strategia precisa di decarbonizzazione».

Secondo il Piano di emergenza nazionale del gas, per i casi di emergenza è possibile incrementare la produzione a carbone o olio per periodi definiti con risparmio di 3-4 miliardi di metri cubi all'anno di gas naturale. Vuol dire che in caso di emergenza l'Italia è in grado di garantire oltre 15 terawattora di produzione in più a carbone? Fino dove possono arrivare le vostre quattro centrali?
«Qualora si renda necessario, il Gruppo Enel è in grado di raddoppiare la produzione rispetto agli ultimi anni».

L'Italia conta su sei centrali: le vostre a Civitavecchia e Brindisi, quelle con capacità maggiore seguite da Fusina (Veneto) e Portoscuso (Sardegna). E poi quella di Fiume Santo, in Sardegna, gestita da EP Produzione e quella di A2a a Monfalcone. Esclude che si possano riaprire centrali come La Spezia e Genova?
«Il dossier non è sul tavolo. E in ogni caso, una centrale chiusa non riparte con la sola pressione di un interruttore. La manovra è molto più complessa».

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