Alla base del crollo della vigilia, c'è il rifiuto arrivato dal governo tedesco di supportare l'istituto, sia con veri e propri aiuti sia con una mediazione dal sapore più che altro politico, dopo la maxi multa da 14 miliardi di dollari inflitta dal Tesoro statunitense a seguito di alcune vecchie operazioni collegate ai derivati del settore immobiliare. Da qui le indiscrezioni, comunque smentite dalla banca, della necessità di un aumento di capitale. A rappresentare l'incertezza che al momento pesa sull'istituto, anche i movimenti dei cosiddetti credit default swap (cds), contratti di assicurazione dal rischio default, che in giornata hanno raggiunto i massimi storici.
Ma Deutsche Bank non è l'unica banca tedesca in difficoltà. Secondo l'Handelsblatt, Commerzbank, tra l'altro partecipata dal governo tedesco al 15%, starebbe pianificando alcune "drastiche misure" nell'ambito di un complesso piano di ristrutturazione. Tra queste, secondo le stesse indiscrezioni, ci sarebbero il "taglio in un anno di 9.000 posti di lavoro" e la sospensione del dividendo agli azionisti.
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