Aston Martin, Bonomi prende il controllo

Aston Martin, Bonomi prende il controllo
di Rosario Dimito
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Domenica 10 Dicembre 2017, 14:23 - Ultimo aggiornamento: 14:27
C'è un'Italia che si muove controcorrente e si consolida sui mercati internazionali. Investindustrial, il fondo anglo-italiano guidato da Andrea Bonomi accelera questo indirizzo ed entro fine anno, dovrebbe conquistare la maggioranza del capitale di Aston Martin, la più che centenaria società automobilistica inglese diventata famosa per l'associazione con James Bond. L'obiettivo è di quotarla in Borsa a Londra a cavallo dell'estate 2018, con o senza Brexit, in un'operazione che dovrebbe diluire il peso degli azionisti del Kuwait attraverso una maxi-valorizzazione, più di cinque volte rispetto al 2012.

NUMERI IN CRESCITA
La società di investimenti basata nella City, secondo quanto ricostruito dal Messaggero presso fonti bancarie, ha in fase avanzata una negoziazione per arrotondare la partecipazione dal 37,5 fino al 50%. Oggi il libro-soci di Aston Martin vede il pool di investitori del Kuwait capitanato da Investment Dar, uno dei maggiori fondi islamici, con il 54,5%, la divisione sportiva della Mercedes con il 5%, il management con il 3% e Investindustrial con il 37,5% con diritti di voto al 50%. Nella governance uno dei rappresentanti del gruppo di Bonomi e degli investitori del golfo hanno singoli poteri di veto su operazioni straordinarie oltre una certa soglia.

La trattativa in corso riguarda il riassetto azionario rispetto anche all'ipo. L'investitore anglo-italiano dovrebbe arrivare al 50% anche del capitale sociale acquistando l'8% in mano a Mercedes e management (oggi sprovvisto del diritto di voto) e una fetta della quota dei soci arabi.

Uno degli aspetti ancora aperti del negoziato riguarda la valutazione. A dicembre di cinque anni fa Prestige Motor Holdings, il veicolo di Investindustrial acquistò la quota per 190 milioni sulla base di una valutazione complessiva (enterprise value) di 940 milioni. Dopo cinque anni il valore si sarebbe più che quintuplicato in conseguenza della strepitosa performance confermata anche dall'andamento dei primi nove mesi: i ricavi sono saliti dell'84% a 567 milioni di sterline (646 milioni di euro), ebitda quadruplicato a 124 milioni di sterline (141 milioni di euro), c'è stata una forte generazione di cassa pari a 150 milioni di sterline (170 milioni di euro). Nel terzo trimestre i ricavi hanno fatto uno scatto del 62% a 156 milioni di sterline (177 milioni). La previsione, sulla base di queste indicazioni a settembre, è di chiudere il 2017 con entrate pari a 840 milioni di sterline (957 milioni di euro) e un margine lordo di 180 milioni di sterline (205 milioni).

Con questi numeri le banche internazionali che stanno corteggiando Bonomi per l'ipo sono tutte orientate verso un valore di circa 5 miliardi. A proposito di banche, la scelta dei global coordinator che gestiranno l'operazione verrà fatta in coincidenza con il rimpasto azionario. Grosse chance le hanno JpMorgan che nel 2012 fu in regia per l'ingresso di Investindustrial, Credit Suisse, Ubs, Goldman Sachs. Bonomi potrebbe decidere di coinvolgere qualche grosso istituto italiano. A questi valori, il Kuwait dovrebbe incassare circa 1,5 miliardi dalla vendita del suo 30%.

 
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