Le prime paracadutiste della squadra militare: «Ci lanciamo da 4mila metri, voliamo nella storia»

Le prime paracadutiste della squadra militare: «Ci lanciamo da 4mila metri, voliamo nella storia»
di Graziella Melina
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Sabato 20 Agosto 2022, 14:57 - Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 16:10

Massima concentrazione, memoria di ferro e nervi saldi. Lanciarsi da più di 4mila metri di altezza e formare sequenze acrobatiche con precisione quasi millimetrica, per le paracadutiste della squadra militare femminile interforze di Formation skydiving sembra un'impresa naturale. Eppure, dietro ogni singolo movimento eseguito dalle 4 atlete dai 28 ai 47 anni - una dell'Arma dei Carabinieri e tre dell'Esercito - ci sono intere giornate di allenamenti, fatica, sacrifici, rinunce, ma soprattutto la passione e l'orgoglio di essere le prime paracadutiste militari a rappresentare i valori dell'Italia grazie allo sport.


LA FORMAZIONE
«L'unicità storica di questo progetto premette il tenente colonnello dell'Arma dei Carabinieri Orivella Irene Micelotta, 47 anni sta nell'avere una rappresentativa femminile della Difesa in uno sport che ha una tradizione culturale maschile. È la prima volta nella storia che ci sono atlete di tutte e due le forze armate». Inutile dire che per far parte della squadra servono fermezza e coraggio. Ma per le atlete sembrano doti scontate. «In generale sottolinea Micelotta - nella vita militare il paracadutismo, e l'attività sportiva in generale, viaggia sempre in parallelo con la formazione. Per essere uno sportivo devi essere dotato di autodisciplina e questo si concilia con i tuoi doveri di militare. Chi fa sport cresce sano e sa che i risultati corrispondono all'impegno». Il formation skydiving prevede lanci da più di 4500 metri, mentre nelle gare militari le atlete si lanciano dai 3mila metri. Eppure le quattro paracadutiste appaiono sorridenti e si muovono nell'aria come se ci fosse un appoggio invisibile. «In realtà prova a tranquillizzare il tenente colonnello - tutti quanti hanno un momento di valutazione di difficoltà quando devono fare un movimento contro natura. Con il tempo, però, più sei addestrato più riesci ad elaborare velocemente il momento di valutazione del pericolo. Negli atleti che si lanciano quotidianamente il senso di incognita non viene percepito. E comunque, in generale, il paracadutista non percepisce il senso di vuoto; piuttosto, nell'aria si sente accolto».


L'addestramento al lancio di solito dura tutto il giorno. Per avere risultati a livello agonistico bisogna lanciarsi almeno per 15 giorni al mese, gli altri 15 giorni le atlete sono impegnate nelle gare. «La difficoltà precisa il caporal maggiore scelto Sonia Vitale, 31 anni consiste nel mantenere soprattutto una grande lucidità». Il che vuol dire uscire da un aereo a 4200 metri di altezza, ricordare la sequenza ed eseguirla alla perfezione senza indugi. «Bisogna effettuare tutto nelle migliori condizioni, ma noi lo facciamo in modo sereno grazie alla sicurezza che ci è stata insegnata dal nostro reparto. Se si effettuano le procedure corrette ribadisce Vitale - non c'è alcun rischio». In sostanza, spiegano, «se stai scendendo a 200 km orari, il cervello non deve pensare che stai volando, ma devi eseguire la sequenza velocemente». Il formation skydiving è infatti una disciplina molto tecnica. All'interno della squadra ci sono 4 ruoli: testa, centrale interno ed esterno, coda. «Essendo una disciplina di velocità non hai il tempo di pensare ribadiscono - devi automatizzare il gesto e pensare di farlo bene con calma ma velocemente. E non è facile. Non bisogna mai trasmettere inerzia all'altra atleta, perché rischi di allontanarla e la spingi dal suo stato di equilibrio».


IL METEO
E poi bisogna tenere conto anche delle condizioni meteo. «Stiamo attente al vento che cambia direzione precisano - sappiamo che c'è un vento diverso a seconda della quota, un altro ancora a metà strada e quando atterri un altro ancora. Ma ci hanno insegnato a gestire queste situazioni, usiamo il cervello come un processore che continuamente valuta i cambiamenti per poi dare la migliore risposta». Di riti scaramantici prima delle gare ovviamente non ne hanno. «Io prima di lanciarmi penso che finalmente faccio quello che mi piace ammette la 28enne Samanta Vallarino, primo caporal maggiore - Ogni giorno mi sento grata e orgogliosa. Stiamo mettendo tutto l'impegno possibile perché questo progetto decolli». Le quattro atlete - che si allenano insieme al sergente maggiore Annalisa Di Tecco, 41 anni, che pratica invece la disciplina di precisione in atterraggio e lo stile in caduta libera nella sezione di paracadutismo sportivo dell'Esercito - non sembrano badare alla diversa anzianità. «Per quanto mi riguarda sottolinea il caporal maggiore Leonora Gambassi, 29 anni - a fare la differenza non è l'età, ma l'esperienza. Nel momento in cui dobbiamo lavorare, siamo tutte persone adulte che devono collaborare e trovare una sintonia». L'augurio? «Poter essere prese come esempio di militari e di atlete. Per noi è una responsabilità importante e un grande orgoglio rappresentare l'Italia come team femminile».
Graziella Melina
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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