La presidenza britannica del G7, fra i vari dossier, promette 15 miliardi di dollari per sostenere il rilancio dell'occupazione e dell'imprenditoria femminile nei Paesi in via di sviluppo dopo il Covid nei prossimi 5 anni. Saranno attuate anche iniziative di sostegno al programma globale avviato per garantire l'accesso alle scuole a 40 milioni di bambine e l'alfabetizzazione di altre 20 milioni oltre che per contrastare le violenze di genere.
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Il summit prevede due sessioni ufficiali, domani e mercoledì, precedute da una cena di benvenuto nella quale il ministro degli Esteri del governo di Boris Johnson accoglierà stasera i sei colleghi e il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, per un confronto dedicato all'Iran e alla questione nucleare. «Quest'anno, mentre avviamo una ricostruzione in meglio dopo la pandemia, il Regno Unito intende mettere i i diritti delle donne e delle ragazze al centro della presidenza del G7, in unione con i Paesi che condividono i nostro valori» ha sottolineato il primo segretario di Stato, Dominic Raab, in una nota diffusa dal Foreign Office.
Educating girls and empowering women is essential.
This week #G7 foreign ministers will agree:
✅ new targets to ensure all girls everywhere get a quality education
✅ new funding to boost employment and economic opportunities for women in developing countries #G7UK— Foreign, Commonwealth & Development Office (@FCDOGovUK) May 3, 2021
La sessione cruciale di domani del G7 dei ministri degli Esteri prevede invece in particolare discussioni su Cina, Myanmar, Libia, Siria, Etiopia, Russia e Afghanistan (con Di Maio chiamato ad aprire i lavori su Libia e Siria), oltre ad alcuni incontri bilaterali a margine. Mentre mercoledì ci sarà spazio anche per i Paesi ospiti voluti dal governo Johnson (Australia, India, Corea del Sud, Sudafrica), e per i partner dell'Asean. E si parlerà fra l'altro di «società aperta» con riferimento a temi come libertà d'informazione, detenzione arbitraria, libertà di religione, cyber governance, meccanismi di risposta rapida alla disinformazione imputata a Paesi quali Russia o Cina, propaganda online, clima e rilancio sostenibile dell'economia, educazione delle ragazze, prevenzione della fame nel mondo, crisi umanitarie.