Tutto inizia qualche mese fa, quando Mammoli si presenta al concessionario per acquistare un'auto. L'accordo si trova e il pagamento della vettura viene effettuato regolarmente tramite bonifico bancario. Un paio di mesi più tardi, però, Mammoli torna dal concessionario. Non è soddisfatto dell'auto e la vuole dare indietro. Cliente e rivenditore riescono ad accordarsi. La concessionaria riprende la macchina al prezzo di 15mila e 600 euro. A Mammoli vengono dati subito 1.600 euro, oltre a un assegno di 14mila euro, senza data. Il titolare della concessionaria chiede però al cliente la cortesia di non incassare l'assegno prima della fine del mese (siamo a marzo). E il 74enne accetta. Ma lo fa solo a parole, perché qualche giorno dopo si presenta in banca per incassare. Qui la sorpresa: l'assegno è scoperto. Mammoli torna così dal concessionario e lo minaccia pesantemente, insieme a Piersigilli e Bonifazi, contattati precedentemente. Non vuole solo i soldi, ma anche la macchina restituita.
Scatta l'indagine dei carabinieri, coordinati dal pm Mirko Piloni. Pedinamenti, appostamenti, testimonianze danno i dovuti riscontri. Si organizza l'incontro per il pagamento dei 14mila euro, lunedì scorso, in una via in pieno centro. Si presentano tutti e tre, oltre al titolare della rivendita. Ma ci sono i carabinieri ad aspettarli. Piersigilli e Bonifazi riescono a fuggire, Mammoli viene arrestato subito. Il giorno dopo, però, vengono presi anche gli altri due che si erano nascosti in casa di alcuni amici. Devono rispondere tutti e tre di tentata estorsione e minacce.
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