Un ristoratore di Civitavecchia: "Ho desiderato avere un locale tutto mio, ma ora è diventato un incubo"

I titolari del ristorante La luna nel cucchiaio"
di Vincenzo Sori
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Martedì 28 Aprile 2020, 16:34 - Ultimo aggiornamento: 21:41
«Fare ristorazione non vuol dire solo preparare un piatto. Fare ristorazione è consigliare un vino, tessere relazioni, regalare un sorriso». Obiettivi rispetto ai quali Luca Lupidi e il fratello Lorenzo - da 3 anni gestori della Luna sul cucchiaio in piazza Saffi si sono sempre posti con gentilezza, sacrificio, competenza. Tutte qualità che tengono in piedi il sogno di una vita e che, se si è bravi, possono determinarne il successo. Oggi però ci si è messo il Coronavirus a far scricchiolare i sogni. Prima la chiusura (giusta, dovuta) e ora una riapertura mai così desiderata, in una rincorsa continua all'ultimo decreto, almeno fino a quando «il presidente Conte menzionerà esplicitamente noi ristoratori. Quel giorno, forse, ricominceremo a respirare».
Oggi, tra un occhio al conto corrente e una consegna a domicilio (curata nei minimi particolari: «Consegniamo delle brevi istruzioni al cliente affinché possa regalarsi un pasto di qualità, anche dopo il trasporto e la consegna»), il manager del locale Luca trova il tempo anche per mettere in discussione il proprio sogno. «Ho desiderato il ristorante così a lungo che durante l'adolescenza i miei amici erano esasperati. Non parlavo d'altro. Ho inseguito questo progetto in lungo e in largo, ho fatto business plan, studiato il territorio, i tipi di target, la proposta da sostenere». Poi il miraggio è diventato realtà. «Ricordo bene quel giorno, il 17 aprile 2017, in uno studio notarile dietro al Parlamento, presi in mano le chiavi di quello che fino ad allora era stato un sogno, un sogno che però mai avrei pensato sarebbe diventato un incubo».
Già, perché il Coronavirus e il blocco della attività è una ferita che ogni giorno torna ad aprirsi. «In questi 3 anni mi sono dato da fare va avanti Luca - a volte ho pianto e qualche volta sanguinato per le scarpe e i tagli. Ma è sempre stato un dolore piacevole: notti insonni a fare strategie di marketing per far quadrare i conti, lavorare meglio in mezzo alla settimana, proporre degustazioni alternative. Grazie a mio fratello Lorenzo e ai collaboratori siamo riusciti a ottenere in poco tempo 3 guide Gambero Rosso, 3 menzioni di Ristoranti d'Italia tra le eccellenze italiane, nell'Accademia della cucina italiana e altri riconoscimenti. Per il lavoro ho sacrificato amori, famiglia, amicizie e ora, alla soglia dei 33 anni, sto vivendo un incubo. Non so come andrà a finire. So solo - conclude Luca - che a volte ho paura di perdere la voglia di combattere».
 
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