Civitavecchia, Gigi Veleno batte il virus: «Mai avuto paura di morire, ma è un'esperienza che non auguro davvero a nessuno»

Luigi De Angelis, meglio conosciuto come "Gigi Veleno" davanti alla Casa della Memoria di cui è custode
di Cristina Gazzellini
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Domenica 19 Aprile 2020, 12:50
Un incubo che dura da oltre un mese e che potrebbe finire martedì. Per l'inizio della prossima settimana Luigi De Angelis dovrebbe infatti lasciare l'ospedale dove si trova ricoverato dallo scorso 8 marzo. Un calvario per De Angelis, o meglio per Gigi Veleno come lo conoscono tutti in città, dove per la sua collaborazione con la Società storica (è il custode della Casa della Memoria di piazza Leandra) è molto popolare, cominciato lo scorso 8 marzo.
I PRIMI SINTOMI
«Avevo bronchite e febbre alta sopra i 39 da alcuni giorni e così racconta l'8 marzo, dopo aver fatto nei giorni precedenti anche una preospedalizzazione a Viterbo per un intervento alle corde vocali, su suggerimento del mio medico di base, sono andato al Pronto soccorso del San Paolo, dove mi hanno fatto il tampone e messo in isolamento per due giorni. Un isolamento nel vero senso della parola, perché non si è visto nessuno. Poi nel pomeriggio del secondo giorno mi hanno comunicato che il tampone era negativo così mi hanno riportato prima al Pronto soccorso con altre persone, poi insieme a un altro paziente che aveva i miei stessi sintomi, ci hanno accompagnati nella medicheria in attesa del foglio delle dimissioni». De Angelis torna a casa, ma la febbre continua a essere alta. «Sono stato a casa altri 8 giorni e il mio medico non è mai venuto a visitarmi. Mi ha fatto una ricetta al telefono, poi è stato lo stesso dottore a chiamare il 118. Sono arrivati con delle tute spaziali, tutte bianche, mi hanno misurato la febbre e in ambulanza mi hanno portato al Gemelli. E qui è iniziato l'incubo. Inizialmente sono rimasto in Pronto soccorso insieme ad altri malati, mi è stato fatto un altro tampone e in attesa della risposta, che peraltro non mi hanno mai dato - anche se che era positivo l'ho capito da solo - mi hanno fatto stare due giorni con l'ossigeno, in una stanza in isolamento. I due giorni più brutti della mia vita, non potevo neppure andare in bagno e respiravo a fatica».
IL LENTO MIGLIORAMENTO
Il 21 marzo, Gigi Veleno viene portato in ambulanza alla Columbus, dove sono ricoverati i positivi al Covid 19 che non hanno bisogno di essere intubati. «Alla Columbus, dove sono tutt'ora racconta mi hanno seguito con grande dedizione. Tutti i giorni sono venuti medici, infermieri e addetti alle pulizie nella mia stanza. Certo, per capire se fossero uomini o donne dovevo faticare un po' scherza con la sua solita verve tanto erano coperti da tute, camici e occhiali. Ma qui mi hanno davvero curato: dalle analisi risultava poco ossigeno nel sangue, così dal 21 marzo sono attaccato all'ossigeno, ma con un tubo lungo che i primi giorni, quando non potevo mai toglierlo, mi permetteva anche di andare in bagno. Il momento più bello? Quando è venuto un infermiere a farmi la barba e qualche giorno fa quando mi hanno detto che gli ultimi due tamponi, fatti a due giorni di distanza, erano entrambi negativi».
BRUTTA ESPERIENZA
Oggi Luigi De Angelis sta meglio anche se non sa come abbia potuto contrarre il virus. Parla al telefono con voce forte, senza affanno e martedì dovrebbe tornare a casa. «No, non ho mai avuto paura di morire, sono ottimista di natura e penso di aver vissuto intensamente i miei 77 anni, ma è un'esperienza che non auguro a nessuno. Non vedo l'ora di tornare a casa dice ridendo perfino di rivedere mia moglie. Scherzi a parte, mi manca la mia vita, anche il solo affacciarmi alla finestra e vedere visi di gente non coperti da tute spaziali. So che nel mio quartiere, il De Sanctis, si cantava ogni sera alle 18, perché mia moglie mi faceva sentire al telefono. E mi manca tanto il via-vai di turisti e civitavecchiesi nella mia Casa della Memoria. Prima che riapra, so che passerà tanto tempo».
 
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