Alessandro Angeloni
Fin qui tutto bene
di

Nel (sopran)nome del cane

Un cane
di Alessandro Angeloni
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Martedì 7 Giugno 2016, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 09:12
Il centro di Verona ti lascia senza fiato, è una bellezza raccolta in pochi metri. Piazza Erbe respira il Medioveo e l'antica Roma, lì si incontrano un po' tutti, come in un paese. I bar, i ristoranti hanno camerieri stranieri e anche se sei italiano ti salutano con un good night. Good night. Una signora di Verona ci vede, ci osserva. Io sono con un gruppetto di colleghi. Lei si avvicina per parlare, per attaccare bottone, insomma si accolla. E non ne avevamo alcun bisogno. Insomma, rompere le scatole. Mi allontano, non ho nessuna alcuna intenzione di scambiare parola con nessuno, men che meno con persone che non conosco. Ho sonno, sono stanco, non vedo l'ora di andarmene a dormire. L'incastrato di turno, in un primo momento, è il collega Saverio, di Repubblica. Saverio, un nome che, per gli appassionati di "Non ci resta che piangere", evoca sempre il famoso casellante (Saverioooo, Saverioooo) ascolta, cerca di coinvolgerci per non restare solo in pasto alla signora: un passo lui verso di noi, noi cinque verso l'infinito. Aumentano le distanze, la signora è lì, con Saverio placcato, che continua ad ascoltare, sempre più insofferente, educatamente sofferente. La signora, non so come, riesce a guadagnare terreno verso di me, mentre gli altri scappano. Si avvicina e mi fa: «Io voto Berlusconi». Ah, benissimo, la risposta ufficiale. E chi se ne frega, quella che avrei voluto dare. «La vita privata di Silvio, ma che cosa mi importa, lui è una brava persona, tutti hanno una vita privata», dice ancora, sempre a me. Ma chi se ne frega, vota chi te pare, ma che vuoi da me, lasciami in pace, cazzaruola. La signora, oltre a rompere le palle, è accompagnata da un cagnolino che, secondo me, stenta anch'esso a sopportarla. Sarà un cane tipo Magda di Verdone. Un cane da "non ce la faaccccio piùùùù". Ecco, la signora, (ma come si chiama non lo abbiamo nemmeno chiesto, del resto chi se ne frega) non poteva non parlarci di quella povera bestiolina. «Maggy, si chiama Maggy, il cane». Ah, Maggy, che bel nome, l'inutile commento che mi è scappato in quel momento, mentre tentavo di allontanarmi per l'ennesima volta. «Maggy, a dire il vero, è il soprannome, precisa la signora senza nome, si chiama Margherita». Il cane, invece, non solo aveva un nome ma pure un soprannome. Un soprannome. Il cane. 
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